Obiettivo Trop Model

gennaio 20, 2011

Cronache da quaggiu'

La prima cosa che mi vien da dire e' che qua ci abbiamo proprio solo messo la punta del piedino in questa citta' e men che meno in Turchia, quindi qualsiasi cosa io possa voler dire rischia di essere pesantemente fuori luogo.

Sta di fatto che io mi sento a casa.

Nei visi della gente, negli spazi, nei panorami cittadini, nel cibo, negli odori. Tanto a casa che, Emily, nemanco l'apocalittico invito alla preghiera del muezzin riesce a disturbarmi. In particolare oggi scendo dal tram a Sultanahmet e mentre gli occhi mi si riempiono di quei profili pazzeschi, il cuore mi trema in un afflato mistico con la nenia di turno.
Alle volte vorrei proprio poter credere (ma in genere mi riprendo subito ...)

Che dire della semplicita' delle moschee

dell'eleganza dei decori

dei colori, odori, suoni dei mercati?


Del cibo, cosi' simile e cosi' diverso.

(per inciso, ieri sera cena di sole mezze' e per essere sicuri di non sbagliare, direttamente dal libanese. Un po' troppo distillato visto che era il ristorante dell'Hilton ma i piedi urlanti ed un freddo penetrato nelle ossa ci hanno convinto a non fare troppo i sofisticati. Buono pero', ne valeva la pena)

Oggi gran parte della giornata spesa al palazzo dei sultani
con l'immancabile (e pagata a parte, sgrunt) visita all'harem. Rifletto su questa enclave al femminile immaginando le dinamiche di potere che vi si sviluppavano, la valide, la potentissima madre del sultano, che sicuramente angariava tutti e quanti; il sesso come mezzo per partorire un figlio che facesse salire la scala gerarchica dell'harem; le odalische circasse perche' nessuna donna ottomana doveva essere condotta in schiavitu'; i poveretti neri abissini, reclutati da bambini e destinati alla carriera di eunuchi ... e tutta la fascinazione occidentale per le stanze umide e segrete piene di passione carnale e volutta'.

la stanza in cui il capo degli eunuchi stava a guardia del passaggio da e per le stanze interne dell'harem. Un sistema di specchi impediva che il benche' minimo movimento passasse inosservato


Il "salone delle feste" sotto il baldacchino stava il sultano e nel portico le concubine. Nel centro, sul tappeto, i balli, le feste i matrimoni ...
Rifletto su tutto questo mentre un'audioguida mi snocciola nelle orecchie il quadro idilliaco del palazzo del sultano come fulcro della vita culturale del paese, dove i giovani venivano raccolti onde ricevere una cultura e poi selezionati in modo che ai piu' meritevoli venisse concessa la possibilita' di arrivare a prestigiosi incarichi. Seee... come no, mi vien fatto di pensare. Ah, dimenticavo! anche le bambine prescelte per diventare future concubine venivano istruite e le piu' meritevoli potevano aspirare a ... non ho capito bene cosa ...

Parte della visita comprendeva il tesoro del sultano e debbo dire che pietre preziose cosi' grosse non pensavo davvero esistessero.

Domani, ultimo giorno, potremmo provarci con Hagia Sofia e magari una passata rapida al mercato delle spezie che se non mi porto a casa mezzo quintale di lokkum mi sa che non mi fanno entrare ....

1 commento:

emily ha detto...

le moschee saranno anche semplici ma dentro c'è una puzza da piedi che nn si respira, x fortuna devi coprirti con quelle pezze che ti danno ( si sa la donna è portatrice di tutti i guai del mondo) così almeno ti ripari il naso.
perdonami graz ma sono paesi meravigliosi ma difficili, sono felice che tu l'abbia saputo apprezzare, a me nn è stato dato questo dono eheheheh