Che dire, a me è piaciuta un sacco. Poi e giorni ed un trecento km non sono certo sufficienti se non a darti una vaga idea di com'è un posto, ma tant'è, quel che ho visto mi è piaciuto, a partire dall'ambiente naturale che mi attira un sacco e sperando di riuscire uno di questi giorni a fare quella famosa crociera alle Lofoten che vorrei fare da una vita. Vabbè ...
Oslo mi ha ricordato Torino, non tanto perchè ci siano delle vere e proprie somiglianze quanto per il fatto che è una città che non ti sbatte nulla in faccia, che devi voler vedere per apprezzare quello di bello che ha da offrirti. Una città che probabilmente conosci e capisci a poco a poco, peraltro a dimensione umana qunatomeno perchè tutte le parti significative sono raggiungibili a piedi senza grosso sforzo e perchè il traffico automobilistico è assolutamente vivibile. Del resto ha 520000 abitanti e raggiunge il milione solo con la provincia, che dire di più? Non ho visto nulla dei dintorni ma da quel che ho letto direi che sono parecchio interessanti pure quelli.
La città offre una quantità di musei che avrei visto tutti ma ... averci il tempo!! tra gli altri quello dell'interculturalità e delle pari opportunità.
(Da segnalare: non ci ho visto ballerine nè attricette varie, oh strani sti norvegesi, chissà come fanno). La presentazione del museo dice che questo
'lavora per una migliore comunicazione, comprensione e per un maggior rispetto tra le culture' e che
'le mostre presentate nel museo spiegano la storia e la cultura dell'immigrazione insieme al cambiamento della società norvegese'.In Norvegia c'è un 25% di immigrazione e ad Oslo la vedi tutta, di nuovo, da ciò che ho letto, si direbbe che importare mano d'opera o anche cervelli dall'estero sembra che venga ritenuto un 'opportunità piuttosto che una minaccia. Strana gente eh!!!
Tra l'altro, sig. Bossi, se sei all'ascolto o se qualcuno glielo dice, ho visto donne portare in testa la qualsiasi, tra cui scialli e foulard di ogni tipo, foggia e dimensione ed i bambini oslesi non sembravo poi così spaventati, eh!! parevano proprio normali (tranne quando si buttano nudi come vermi nella neve ma questa è un'altra storia), almeno stando a quanto io ho compreso, e questi sono nordici eh!! mica terroni fannulloni!!
Come se non bastasse, in questo museo è in corso una mostra temporanea dal titolo
'Tell me who's your love' sottotitolo
'about being and living gay'. Ed anche qua, una si sente il cuore che si allarga e riprende un pò del suo spazio. Vabbè, io al museo non sono andata che di nuovo il tempo etc etc ma mi sarebbe piaciuto.
In compenso siamo andati sabato mattina alla locale Casa della Letteratura dove non abbiamo visto la performance che il tempo non ce l'avevamo ma, al pian terreno, siamo stati un tot nella cafeteria dove c'erano dei tavolini per chi voleva consumare qualcosa oppure un'ampia zona a divanetti, coffee table ed anche sdraio, con un tot di materiali da leggere tra cui parecchi quotidiani e libri, dove potevi piazzarti e passarci un tot di tempo, eventualmente bevendo qualcosa dal bar ma anche no. Senza che nessuno pensasse di farti notare che stavi poggiando il culo a ufo. Stessa musica nella libreria/book shop dove volendo ti mettevi a sedere su un divanetto e te ne leggevi un pezzo tranquillamente.
E poi ad Oslo non si vive solo di rose e letteratura e, per esempio, ci sono pure i centri commerciali che in realtà sono all'interno di questi grossi palazzi che da fuori non lo diresti mai ma poi dentro ci sono almeno tre piani di negozi e negozietti sparsi per tutta l'infrastruttura con tanto di gallerie che collegano un palazzo con quello successivo. Roba che se te li giri un pò quando esci non sai più da che parte sei girato e se non ti fermano finisci per buttarti a mare in fila indiana come i famosi lemmings. E qui mi è venuto fatto di pensare che la vera cifra della globalizzazione, almeno in Europa, è l'abbigliamento che è davvero ormai lo stesso dappertutto. Se non sono i brand sono i modelli e le stoffe e la stessa roba (leggi gli stessi stracci) potresti averla anche qua tranquillamente quindi, cara princi, che caspita compro che se poi non ti va mi tocca spendere un patrimonio per andare a cambiarla?
Le ho comprato però un bellissimo manuale sul design scandinavo ed un gioco memory con le tessere che rappresentano pezzi di design, ancora scandinavo savasandir ... il tutto acquistato nel bookshop del Museo Nazionale di Architettura e Design, parmi ovvio. E non ho fatto a tempo a capire come funziona perchè di analoghi ce ne sono almeno tre, di musei intendo.
Ho cercato di immaginare (con Peter che mi dava man forte) la princi che va ad Oslo a fare la specialistica e spero proprio proprio proprio tanto che accada. O, in alternativa, spero che alla fine apprezzi l'idea di fare uno stage con l'azienda di video editing e communication dei nostri amici batavi con specialistica in Olanda, cosa che recentemente pare averla interessata parecchio diversamente dal passato recente in cui non ne voleva sentir parlare.
La ragazza diceva che non sarebbe sopravvissuta all'inclemenza del tempo e che preferiva andare a Valencia ma poi ci ha ripensato e deve aver deciso che Nord è meglio. Se accadesse non saprei proprio dove trovare i soldi per mandarcela ma ... ci penserò domani che, come sappiamo, è un altro giorno.