Obiettivo Trop Model

marzo 24, 2010

E' un periodo un pò così (che fosse Alzheimer?)

Sto chiusa nel mio buco e non ho voglia di guardar fuori

boh. Sarà che manco il cielo ci si mette di impegno: per una giornata di sole ne fa tre di grigie e umide. Sarà che se rimesto nelle mie cose almeno non mi incazzo. Sarà che sono stata troppo tempo nei mesi scorsi attaccata alle mille storie della rete ...

boh

Filippo oggi mi ha scritto un lungo messaggio in cui si sente lo sperdimento di uno che guarda un posto come Frisco con l'occhio di chi vorrebbe/dovrebbe viverci, con l'inquietudine di uno che sta facendo il turista sapendo che dovrebbe fare altro, aspettando di riuscire a fare altro, uno che sta maturando la consapevolezza che c'è un soffitto di cristallo per (quasi) tutto/i.

Dice che si sta rendendo conto di come la società americana sia divisa a caste, o ghetti se preferiamo: gli italiani con gli italiani, i neri con i neri, i messicani con i messicani eccetera. Dice che comincia a pensare che per raggiungere il lavoro che vuole occorrerebbe almeno un Social Security Number se non addirittura un passaporto americano.

Tutto questo però affogato nell'entusiasmo di uno che sta comunque vivendo un'esperienza importante.

Prima che partisse gli ho regalato la mia copia de l'ultimo libro di Mario Calabresi, figlio di un tal Luigi, commissario, ed attuale direttore de La Stampa. Si intitola La fortuna non esiste. Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi e, secondo me, ha due possibili chiavi di lettura: la cronaca di n casi disastrosi che raccontano cosa questa lunga crisi economica ha significato per l'America oppure la testimonianza di una qualità della società americana che una citazione nella prefazione del libro definisce resiliency, ovvero la capacità di rialzarsi dopo una sconfitta, di reinventarsi un futuro, di non credere che una caduta debba necessariamente rappresentare la fine, di credere che ci sia sempre un'altra possibilità e di farlo pure con una certa allegria e con una grossa determinazione.

Io l'ho letto in questa seconda accezione e in questi termini gliene ho parlato, ho voluto dargli la mia copia (anche se non ho fatto in tempo a finire il libro) perchè avesse anche le mie sottolineature e le mie note (mi sono citata addosso probabilmente).

Oggi lui mi scriveva che leggerlo là gli fa venire il magone, da quanto capisco lui vede più l'elenco di fallimenti che lo sprone a non mollare mai.

Comunque, giuro che non è per il bartender che ho l'animo un pò in carpione, anche se stasera in centro guardavo i locali e relativi baristi e mi chiedevo perchè poi lui non poteva stare al posto di uno di quei ragazzi. Ma non per saperlo vicino che non è di questo che mi preoccupo piuttosto perchè mi fa paura l'idea della sua frustrazione, della sofferenza di fronte ad un percorso che non riesce ad imboccare, vorrei che fosse contento di quello che sta facendo, che si sentisse apprezzato, che fosse in un ruolo che gli piace ... Vabbè

E così sto nel mio buco, non frequento la blogsfera, non aggiorno il mio pensatoio, non cucino, non esco. Sono in un tardivo letargo. Sono in un bozzolo da cui spero di uscir farfalla, magari una di quelle farfallone notturne con il culone grosso e pesante ...

Diciamo che è la primavera, và!!!, che, come tutti gli anni, mi destabilizza. Ma diciamolo và!!

8 commenti:

emily ha detto...

quando ti leggo penso al mio futuro, a come posso cambiarlo ora x nn ritrovarmi un giorno a pensare che ormai i giochi sono fatti.
la cosa che mi spaventa di più e la totale incapacità di guardare lucidamente al proprio comportamento e capire che quello che ci accade è responsabilità nostra.
ecco ho cancellato metà commento xkè mi sa che oggi nn ho abbastanza cellule cerebrali x scrivere cose sensate.
stai tranquilla, questa esperienza cmq gli servirà
molti hanno il mito che altrove sia diverso, sia meglio: io nn so quanto sia vero
in america hanno appena ottenuto una vittoria miracolosa sull'assistenza medica nazionale quando da noi in italia è un fatto assolutamente normale: in quel paese c'è la pena di morte, le armi libere e nn credo che in realtà ci siano più opportunità, ma forse tuo figlio ha bisogno di cambiamenti radicali e questo è quello che conta.
rimani nel tuo bozzolo, se potessi lo farei anche io.
me ne starei sotto il piumone con un bel libro e fanculo tutto il resto. ti invidio

graz ha detto...

Emily, non sono sicura di capire cosa intendi dire. Io sto attraversando un periodo di sfiducia assoluta ma non nelle mie risorse nè tantomeno in quelle di mio figlio. Anzi. Sono contenta di quello che lui sta facendo e spero che riesca a raggiungere i suoi obiettivi, quali che questi siano e soprattutto saranno. Penso infatti che questa sia una strada di non ritorno dalla quale non potrà che ricevere spunti per andare avanti.

Al tempo stesso però ciò che mi raggela il sangue è questa sensazione di impotenza e di vincolo che provo rispetto alla nostra società oggi.

Essere noi stessi i responsabili di ciò che ci accade??? Fino ad un certo punto, purtroppo.

A te sembra che qua sia possibile avere una progettualità futura se non sei attaccato alle cordate giuste? Se non hai già i piedi caldi - o almeno tiepidi - di tuo? A te sembra che i culi che stanno incollati alle sedie abbiano qualche possibilità di essere scollati? O di diventare efficaci per paura che qualcuno li scolli?

Ti pare che se non ci pensi tu ad organizzare in qualche modo il futuro dei tuoi figli loro possano farlo in modo completamente autonomo?

Ecco, io fino ad oggi ho pensato di si. Siccome io non ho niente sotto al sole che non sia stato costruito con il mio lavoro, ed il mio soltanto, ho pensato che naturalmente la stessa cosa l'avrebbero fatta anche loro e non mi sono mai preoccupata.

Troveranno la loro strada, mi sono sempre detta.

Oggi non riesco più a crederci. E vorrei tanto che esistesse tale posto. Forse esiste altrove, non ne sono certa ma lo spero tanto.

Tu hai ragione, ieri negli Stati Uniti è stata raggiunta una roba che noi abbiamo garantita da prima che io fossi al mondo.

Ma la cosa importante qui SECONDO ME non è tanto questa quanto il fatto che ciò che è accaduto ieri in America è un cambiamento EPOCALE. Un cambiamento che fa sperare che quello sia davvero un paese in cui quando uno dice 'faccio questo' poi riesca anche a farlo, pur tra mille difficoltà che qua nessuno vuole la pappa pronta.

Allora, qua non si tratta di piumoni e di libri bensì di questa specie di nichilismo che mi sta congelando. Debbo trovare il modo di reagire.

Che poi magari basterebbe che uscisse il sole ....

ziacris ha detto...

Si fa fatica ad uscire dal buco quando le uscite da questo buco vogliono dire pensieri, problemi, lontananze da riempire, sensi di colpa che si fanno avanti, anche se non ne abbiamo e non serve a nulla farseli venire.
La paura per questo figlio tutto solo in una terra lontana, da solo a casa del lupo, dell'uomno nero, in pienacrisi economica, in una nazione fortemente razzista, che fa tutt'ora fatica ad accettare i figli di italiani di terza o quarta generazione.
Una nazione che non la storia che abbiamo noi alle spslle, ma alla quale dobbiamo tanto in tanti, e che avolte ci spinge anche un po' dietro a questo suo farsi grande, a questo suo farci sempre notare che lei si è sacrificata per noi, che noi abbiamo , bebìne o male, una democrazia lo dobbiamo un po' anche a loro.
Sapere il figlio in terra straniera che non fa assolutamente nulla per accoglierlo è difficile è duro a llora s rimane chiuse nel buco, caldo e sicuro.
Chissà cosa volevo poi dire per tirati sù il morale...boh

emily ha detto...

nemmeno io ho sfiducia nelle capacità dei ragazzi ma ricorda che io devo ancora passare un pezzo di quello che hai passato tu e quindi ti dico di si, x ora, e ribadisco x ora sono convinta che alla fine le persone in gamba ce la fanno. nn tutte ovviamente ma chi ha qualcosa da dire alla fine trova i suoi spazi xkè ora dal mio osservatorio (limitato peraltro) vedo i figli delle mie amiche: quelli che nn ce la fanno e a 26/30 anni nn hanno ancora combinato niente sono i soliti cazzoni che a 15 bruciavano scuola e nn combinavano nulla. ecco cosa temo, e spero che tu capisca che tuo figlio nn c'entra in questo discorso, è una cosa che angoscia me x mio figlio.
quando mi sono laureata in legge vedevo i figli di avvocati e notai cominciare a fare il praticantato e io a casa a lamentarmi che nn avevo santi in paradiso, ma solo ora, dopo 20 anni ho capito che mi sono nascosta dietro questa scusa x nn tentare nemmeno di trovare un avvocato x cui lavorare.
forse n l'avrei trovato lo stesso, forse avrei lavorato gratis, forse forse forse...ma la realtà è che nn ci ho nemmeno provato ma a tuti raccontavo di nn avere agganci.
nn so se mi sono spiegata ho una giornata a scartamento cerebrale ridotto

graz ha detto...

ZiaCris, si è scomodo uscire dal buco quando la realtà fuori ti spaventa, ti preoccupa ma soprattutto non ti senti in potere di cambiarla. Non ho paura per mio figlio negli States, all'inizio si ma ora non più. Probabilmente sono incosciente. Mi piacerebbe poter credere che quello sia il paese dove davvero puoi se solo davvero vuoi, ma non ne sono mica tanto sicura purtroppo. Ma sul serio non mi fa paura. Penso che magari finirà per essere una delusione ma se non sarà lì sarà altrove. Almeno spero. Spero che la sua vita non deragli perchè in effetti è ancora ampiamente possibile. Al tempo stesso però spero anche che la sua vita non resti imprigionata in binari decisi da qualcunaltro. E' guardarmi attorno qua che mi fa paura, che mi repelle.

Emily, io spero che tu abbia ragione. Io questa fiducia non riesco proprio ad avercela. Forse ti sei nascosta dietro al dito, e forse no. Tieni però presente che probabilmente avresti trovato uno studio per il quale lavorare GRATIS per anni in attesa di superare l'esame di stato per avere potere di firma, di poter usare tale firma e di farti conoscere da un numero sufficiente di clienti da poterti mettere in proprio. Nel frattempo avresti dovuto frequentare almeno un minimo i giri giusti ed avere l'atteggiamento giusto e l'abito pure, che la pubblicità è l'anima del commercio, si sa.

A quanti anni ti avrebbe portato tutto ciò? Avresti potuto permettertelo? Se la risposta è sì allora vuol dire che i piedi li avevi caldi a sufficienza.

Il che non significa che se mio figlio davvero volesse non faremmo di tutto per consentirglielo, claro.

Ma sai che c'è? Lui si mantiene al 90% da solo da più di due anni. E questo non è esattamente trascurabile.

E sai che altro? da qualche giorno abbiamo ricevuto il suo CUD dell'anno scorso. Sai a quanto ammonta? meno di 500€!!! Da parte di una società che possiede 4 (leggasi Q-U-A-T-T-R-O) locali di punta nella movida cittadina e che nel 2005 dichiarava al fisco la bellezza di 2500€. E tale società che oggi non naviga più in ottime acque sta facendo cost control e tra le varie iniziative che ha preso c'è anche quella, per il locale in cui lavorava lui, di ridurre del 25% la paga del barista (leggasi nr. 1 cristiano) che lavora la domenica sera chè una sera di morta. Risparmiando ben 15€ (a servizio invariato, claro) che, per 4 domeniche/mese, porta all'incredibile taglio di ben 60€!!! sulla pelle di un tizio equivalente a mio figlio che al mese pagava 320€ di affitto. Tanto per dar due numeri.

E quando mio figlio ha provato a ragionarci con questa gente si è trovato davanti uno che gli diceva tu puoi pure andartene tanto di una cosa sono certo che per te che te ne vai io altri cento ne trovo ed io sono sicuro che tu potrai anche non esserci domani ma la L* continuerà ad esserci.

Guarda, meglio che io torni nell'armadio và ...

lerinni ha detto...

diciamo che fare la mamma non è facile affatto. farlo di uno che se n'è ito a sfidar la sorte dev'essere complesso al punto da spingere a chiudersi nel bozzolo... chissà se ti arriva un baciozzo, là dentro?

graz ha detto...

No, Erì, non è mio figlio. Lo è stato all'inizio ma ora non più. Anzi, ora che è via spero che ci resti il più a lungo possibile.

Ma come vedrai dall'ultimo post nell'armadio non ci resto mai molto ...

Ed il baciozzo me lo prendo comunque :-)))

LGO ha detto...

Mi dispiace se ci stai male, nel bozzolo: i motivi li capisco tutti.
Io la difficoltà di farsi strada non avendo i piedi al caldo l'ho provata su di me, e alla fine ho dovuto cambiare strada.
Poi magari la primavera arriva, si va dal parrucchiere ;-), si parla con due tre che ti danno un po' di coraggio e si lascia il bozzolo appeso al muro. Per la prossima volta...