Obiettivo Trop Model

aprile 12, 2009

Di disagio, manicomi e tarantole

Da Marilde si parlava di "...tener rinchiusa in manicomio una donna scomoda per il resto della vita nonostante il parere contrario di medici che sostenevano che poteva tornare a casa..." (cit.)

A me è venuta in mente una cosa ed ho scritto un commento che è finito nel luogo in cui finiscono i commenti per non tornar mai più. Ho quindi deciso di scriverlo qua.

Dicevo che mi è venuto in mente questo corso di pizzica pizzica che ho fatto con Cinzia Villani


che è una studiosa di tradizioni salentine legate al ballo ed al canto. Sì perchè io son tre anni che insisto a seguire un corso di danze popolari del sud italia e per diverse ragioni non sono ancora riuscita ad arrivare alla fine ... forse è una cosa che mi piace talmente tanto che faccio il possibile perchè non finisca, non saprei. Tacerò con pudore sul fatto che il mio ballare la pizzica ricorda più un'orso marsicano che passeggiasse sui carboni ardenti ....

Insomma durante questo stage con Cinzia abbiamo ballato ma anche chiacchierato, chiesto e raccontato. E si è parlato anche di tarantismo e del ruolo sociale importantissimo che questa forma rituale veniva ad assumere nelle comunità rurali.

Per chi non ne avesse mai letto il tarantismo e la pizzica non sono la stessa cosa benchè siano ovviamente collegati. La pizzica pizzica è il ballo popolare, di coppia anche se non necessariamente uomo-donna, ballato al suono del tamburello e della chitarra battente nonchè altri strumenti quali l'organetto, il violino, la lira e quant'altro. Fa parte della grande famiglia delle tarantelle ed era originariamente diffuso non solo nel salento ma anche nel tarantino, nel barese, nel materano e fino all'area ionica della basilicata. Come molte altre tradizioni del nostro meridione contadino era simbolo di campagna, di povertà e financo di arretratezza e negli anni del boom economico le genti se lo sono volentieri lasciato alle spalle. A tal punto che quando, intorno agli anni '80 alcuni studiosi di tradizioni popolari hanno cercato di ricostruirne la storia ed i modi pare abbiano faticato parecchio perchè gli unici a serbare memoria erano gli anziani e spesso era molto difficile riuscire ad ottenere la loro collaborazione.

Al punto che i puristi del genere - tra cui Cinzia - si trovano a ballare versioni ricostruite dalle testimonianze del vecchi e quindi decisamente poco dinamiche.

Altro fatto è lo sfruttamento che il marketing turistico saletino ne ha saputo fare negli ultimi anni
arrivando a trasformare la pizzica in fenomeno di moda e financo mediatico, se dobbiamo stare a vedere il successo di manifestazioni quali la notte della taranta (e mi dicono che le notti bianche di ballo in salento d'estate si sprecano). Il ballo della pizzica in quelle occasioni è piuttosto difforme dalla ricostruita tradizione dando non pochi grattacapi a puristi di cui sopra (che ne dicono ovviamente peste e corna)

Insomma, resta il fatto che la pizzica era IL ballo per le comunità rurali della zona così come LA musica erano il suono del tamburello e della chitarra, a volte anche solo del tamburello. Dall'unione di queste due cose, nasce il fenomeno del tarantismo che consiste in "... una malattia provocata dal morso della tarantola (Lycosa tarentula), che si manifestava soprattutto nei mesi estivi (periodo della mietitura) e che provocava uno stato di malessere generale - dolori addominali, stato di catalessi, sudorazioni, palpitazioni ,,," (fonte www.ilsuonodelsalento.it).

La persona tarantata (che molto spesso era una donna) manifestava comportamenti anomali di depressione piuttosto che di agitazione e veniva curata, all'interno delle case private, attraverso una forma primitiva di musicoterapia: venivano convocati i musicisti che iniziavano a suonare, la tarantata cominciava a muoversi al suono della musica in un coinvolgimento sempre maggiore, fino ad un vero e proprio trance, e continuava a ballare fino allo sfinimento, fino a quando crollava in terra e riprendendosi mostrava di aver superato il suo problema. Questo poteva accadere in poche ore come in più giorni ed in questo caso i musicisti si davano il cambio senza interrompere mai il rito. I movimenti che la tarantata faceva erano al ritmo della musica, la musica era suonata dagli stessi strumenti che venivano suonati alle feste e fatalmente ne riproduceva gli stessi ritmi e nello stesso modo i movimenti del rito terapeutico nascevano da quelli della danza popolare anche se da questi si distaccavano nell'insorgere del trance. Da qui l'equivalenza, errata, tra pizzica pizzica e tarantismo.

Era un rito prettamente pagano che si è poi incrociato in una fase successiva con il culto di S. Paolo di Galatina, dove la tarantata graziata veniva portata a rendere grazie.

Chiaramente il morso della tarantola, molto doloroso e passibile di creare convulsioni, era nella grande maggioranza dei casi solo il pretesto per canalizzare ben altre sofferenze: traumi, sofferenze e conflitti familiari, amori contrastati, difficili condizioni socio-economiche ... insomma la pletora di mal di vivere che una comunità poverissima poteva sviluppare. Una comunità che non aveva niente se non il fatto di essere comunità, nel bene e nel male. Normando rigidamente il codice di comportamento di ognuno ma offrendo anche rifugio e soluzione al disagio che questa rigida norma spesso produceva.

Insomma, io l'ho trovata una faccenda interessante ....

12 commenti:

lerinni ha detto...

io pure. e molto. mi piacerebbe farla, la cura della tarantata... ballare mi scarica. ballo da sola, quando sono triste, incazzata, o affetta da "mal di vivere", ballo qualcosa di scatenato. come la pizzica, appunto.
mi piacerebbe farli con te, 'sti corsi. io ne ho solo letto. tanto, ma solo letto.

graz ha detto...

teh .... Aspetta di vedermi ballare poi me lo ripeti !!!

L'orsa marsicana

LGO ha detto...

Mi resta il dubbio che viverci, in quelle comunità così piccole e chiuse, fosse orribile. Se davvero stavi male, ti sentivi disadattata, tarantolata, diversa...ecco, forse il ballo coatto era l'ultimo passo prima della fine. Mica come adesso, che ballare può essere terapeutico, e magari risolutivo. Ma lo dico solo perché quando ho le paturnie mozzicherei forte chiunque si avvicinasse...

graz ha detto...

Vabbè adesso non è che la mia volesse essere una peana al buon tempo andato ... anche se non so se le persone si ponessero il problema. In fondo era la sola vita che conoscevano. Credo che la sofferenza non fosse tanto generata dalle caratteristiche della comunità quando dalle condizioni di vita.

Mi colpisce il parallelo tra le (molte) storie di confinamento in manicomio (o in convento) di donne per qualche ragione scomode e la capacità da parte di comunità che non avevano niente di riuscire comunque a sviluppare al loro interno forme di cura che, attraverso lo sfinimento del corpo, portavano la persona ad accettare (o a superare?) in qualche modo la sua condizione.

E se si ascolta la musica del tamburello battente si capisce quanto intensa ed ipnotica può essere.

Trovo poi affascinante che riti analoghi si trovino in differenti comunità contadine per arrivare addirittura al candomblè afrobrasiliano che vabbè è una roba più complessa ma che a me - lettrice appassionata di Jorge Amado - ha sempre affascinato un botto.

Et voilà, per quest'oggi la nostra pisciatina fuori dal vasetto l'abbiamo fatta !! ;-))

Marilde ha detto...

Intanto sono contenta che il mio errore ti abbia dato lo spunto per questo bel post (tra l'altro il tuo commento è uno dei pochi rimasti). E questa cosa dei rituali, che oggi si è quasi persa, poteva davvero essere utile in alcuni casi. Il tema del manicomio è uno dei tanti tabù, e il numero di persone che ci è finita dentro per motivi assurdi è impressionante.
Buon ballo!!

graz ha detto...

Hola Marilde, ben tornata!! Un altro rituale che ho scoperto attraverso il ballo è quello del mastu a ballu calabrese. Mo' ci scrivo un postarello (che dio mi protegga, se qualche addetto ai lavori capita qua mi mangia la testa)

Mammamsterdam ha detto...

Quando mi sono tudiata il tarantismo, soprattutto leggendo Le terre del rimorso, in cui l'autore dubitava, da osservazioni in loco, che l'origine fosse davvero il morso del ragno, insomma alla fine io mi sono fatta persuasa che fosse anche l'elaborazione di uno stupro, come tanti ne avvenivano tra le donne troppo povere per potersi permettere di venir confinate in casa, e che nel periodo in questione andavano a mietere con tutti gli altri.

Che poi era esattamente la cosa che non potevi mai deninciare, pena ostracismo o peggio nei confronti della vittima.

No, nel senso, che tutte queste donne pazze o scomode, magari degli ottimi motivi per esserlo loi avevano pure. Comunque lo stesso e Martino nelle concusioni al libro prevedeva che cambiando e modernizzandosi le condizioni di vita in quelle campagne, anche il tarantismo avrebbe perso la sua condizione di sfogo a una vita durissima, e in parte su quello aveva ragione.

lerinni ha detto...

mia nonna aveva una vecchia zia. me ne hanno sempre parlato, perchè dicono che io le somigli moltissimo. la chiamavano "M. la matta".
già. la matta. il tutto perchè, nella seconda metà dell''800, aveva lasciato l'uomo (60 enne) che l'avevano costretta a sposare (lei, 17 enne).
donne scomode.
(pare, che, alla fine, non le somigli solo fisicamente, eh?!)

graz ha detto...

Secondo me le donne ne avevano di cui restare traumatizzate e sicuramente gli stupri stavano in pul posiscion se non altro perchè una che a 17 anni viene forzatamente sposata a uno di 60 ... se non volete chiamare quello stupro mi chiedo come altro si possa chiamare.

Però non solo e comunque non solo nelle campagne leccesi.

Solo che altrove, o meglio nelle comunità più avanzate che avevano strutture differenziate per differenti funzioni il problema veniva sepolto: in casa, in manicomio o magari in convento.

In questo tipo di comunità che nulla aveva e che con quello ci doveva campare il problema veniva affrontato, elaborato, messo in scena nel modo più selvaggio (che la faccenda era parecchio intensa a quanto leggo e mi raccontano) e senza che nessuno glielo avesse insegnato da fuori.

Bene, questa sorta di capacità di autocura mi affascina.

Fermo restando che l'attarantata che non ne volesse sapere di guarire, di gettarsi il suo problema alle spalle assieme al sudore ed alla trance probabilmente aveva un futuro pessimo.

Poi non è che io abbia i numeri per parlare di tutto ciò e conosco personaggi che dall'alto della loro cultura e della loro provenienza mi spernacchierebbero tempo zero. Sapete, quelli che loro si che possono parlare ...

Non Cinzia però, che è una persona perbene.

Monica ha detto...

capisco che sono off topics ma la risposta alla tua domanda è nel (mio) profilo..
sorry per ot

graz ha detto...

ho visto ci torno perché adesso sto aiutando la princi con il suo esame di domani ... Mi hai incuriosito molto

A suivre (grazie per ot)

emily ha detto...

il corso di pizzica????
e poi sono io che faccio i corsi strani???
roba da pazzi!!!
però, se lo trovo lo faccio anche io, nn sia mai che mi perdo qualcosa...