Obiettivo Trop Model

ottobre 12, 2010

Mi spiego meglio

Un paio di post fa scrivevo di eccessiva protezione vs i nostri figli e conseguente loro sperdimento. Rispondo qui a Wide e Supermam.

Mio nonno era un operaio Fiat e mia nonna una casalinga. La famiglia di mia nonna aveva una 'piola' ovvero uno di quei posti molto piemontesi dove si andava principalmente a bere vino e giocare a carte ma poi un piatto di qualchecosa magari si poteva pure mangiare, ed il nonno finito il turno ricominciava lì (e, spaccone com'era, raccontava delle storie che nemanco Bud Spencer). Quando poi non aveva proprio niente altro da fare, faceva il pompiere, ancora per Fiat. Vivevano in due stanze, in affitto, di ringhiera e con il cesso sul balcone, con i loro due figli: mio padre futuro diplomato e mia zia destinata alle commerciali. Soldi pochi tendente al niente. Vacanze? non pervenuto. Un lusso: un motorino per andare a lavorare. Rosso. Ed un giaccone di pelle, che di pelle aveva anche i bottoni!, ma questo glielo aveva dato la Fiat perchè faceva il camionista.

I miei nonni materni erano meridionali, venuti al Nord a spizzichi e bocconi durante la guerra, con mezza famiglia sopra la linea gotica e mezza sotto. Comunicazioni zero. Chissà se sono vivi, si saranno chiesti gli uni e gli altri. Quando finalmente sono stati tutti insieme vivevano in tre stanze delle case popolari, bagno in casa!, peccato che loro fossero 10: nonna, nonno, mia mamma ed altri 7 tra fratelli e sorelle. Al paese non erano nemmeno contadini: nonna faceva la bracciate e spigolava, nonno faceva il falegname. Finiti i soldi (altrui) non sempre finiva il lavoro perchè magari gli commissionavano qualcosa ma poi pagare? e chi ce li ha i soldi?

Mio padre era un perito elettronico, impiegato prima e poi via via fino alla pensione come quadro intermedio..  niente di che, ma grazie ad un'inveterata abitudine a tirar la cinghia sua e di mia madre - casalinga - vivevamo, in cinque, in un alloggio di proprietà, due stanze da letto, salotto, soggiorno e cucinino, doppi servizi, garage e giardino condominiale. Molto molto civile davvero ;-). E le vacanze non sono mai state in dubbio. E la macchina si comprava solo per contanti. E l'unico debito ammissibile era il mutuo per la casa. E comunque senza mutuo si son poi comprati due stanze in montagna ed un monolocale al mare. E tutto ciò oggi fa la differenza perchè è pur vero che è rimasto solo e la malinconia ancora non gli passa nonostante siano ormai 8 anni ma un colpo ai monti ed uno al mare, in città ha un alloggetto nuovo di pacca e molto molto molto carino ... insomma la qualità della vita non è solo materiale ma la vita materialmente comoda aiuta molto tutto il resto.

Io? sono partita da dove è arrivato mio padre. Il lavoro è iniziato subito bene, la casa di proprietà ce l'ho avuta a trentanni, viaggi e vacanze non si discute etc etc etc. Il mutuo inizia che è un peso ma dopo qualche anno non te ne accorgi più.

Cos'era questa se non una tranquilla parabola ascendente generazionale in cui ci si trovava con estrema naturalezza? Mio padre stava meglio di suo padre ed io stavo meglio di mio padre. E noi, marito ed io, stavamo meglio cinque anni dopo rispetto a cinque anni prima. Era sempre stato così e sempre sarebbe stato, no?

I nostri figli? Avvicinamento alla musica a 4 anni. Gli sci ai piedi che la princi non aveva ancora 6 anni. Il computer a 7. Non avevano ancora 10 anni e sapevano chi era il convitato di pietra. Giocattoli a iosa. Attività ludico-didattico-culturali come se piovesse. Sono nati nella casa di proprietà. Al cambio di stagione borsate di abiti troppo piccoli da dar via. A 15 anni il motorino, a 18 la patente e poi la macchina. Il liceo per entrambi, scientifico l'uno, artistico l'altra. Danza classica. Musica assortita e strumenti vari e via elencando.

La parabola ascendente, no?

E con loro tutti i loro amici, sia chiaro che qua non è che si partecipava al concorso 'spoil your kids', eh?

Il punto è che sta cacchio di parabola, se c'è mai stata, s'è interrotta e tutto sto teatro si è sciolto come neve al sole. Ma noi non ce ne siamo accorti se non quando ormai ci eravamo dentro fino al collo e non gli abbiamo dato gli strumenti per viverci dentro, se li stanno costruendo da soli piano piano e nel frattempo perdono questi anni preziosi aspettando qualcosa che difficilmente verrà ed incapaci di adattarsi a quel che hanno in mano senza soffrire, con il cuore e gli occhi pieni di desideri più grandi di loro ma che non capiscono nemmeno da che parte iniziare per conquistare.

E via di lavoro che non si trova. Oppure lavoro che quando si trova è pagato una scemenza e magari neanche tutte le ore. Contratto? cos'è? nero più nero del nero. E se ti piace bene, diversamente la porta è quella, che fuori c'è la fila.

Il bartender ha finalmente un contratto: 4 mesi! Gli scade a fine ottobre, oggi finalmente il padrone si è degnato di dargli un appuntamento per fargli sapere cosa accadrà. Questa la ns conversazione a colpi di sms

"e allora?"
"non bene, venerdì il verdetto economico, comunque non bene"
"mi spiace davvero"
"figurati a me. Ho dato tutto ed ho ottenuto poco più di niente"

Sarà sicuramente perchè lui è incompetente. Sicuramente non sa fare il suo lavoro. Sicuramente è antipatico. O magari gli puzza l'ascella .... Ed è sicuramente un trascurabile dettaglio quello che l'estate è finita, che il dehor pieno fino alle ore piccole se lo possono scordare fino alla prox primavera. E ovviamente le ore extra regolarmente non pagate sono tutto tempo buttato via. Avrebbe avuto un senso se d'estate si dà il tutto per tutto ma poi d'inverno si recupera, no? Certo che un senso ce l'ha ma solo per il titolare. E mi diceva il bartender che la chiusura di cassa year-to-date a fine agosto superava i quattro-milioni-di-euro. E questo signore con la sua società, o più probabilmente le sue scatole cinesi di società possiede tra l'altro anche un grande albergo 4*, nonchè una palazzina in piena zona storica con alcune suite da togliere il fiato e tralascio il resto. E questo signore è un fighetto di una quarantina scarsa di anni, una roba tipo radical-chic dei giorni nostri, mica un brutto bauscia milanese nè tanto meno un sciur padrun da li beli braghi bianchi.

Sta di fatto che lo scarrafone immaginava già che sarebbe finita così e si era illuso di poter chiedere almeno la disoccupazione part-time: ci vuole un certo monte giornate lavorate in chiaro negli ultimi due anni, se non sbaglio sono una settantina. Lui vive da solo e si mantiene lavorando da ormai tre anni ma non ha un numero sufficiente di giornate lavorate in chiaro perchè con un meraviglioso contratto a chiamata, facevano figurare che lui lavorasse due o tre giorni al mese al massimo ed i CUD degli ultimi anni hanno valori di meno di 500€.

Sul versante della princi invece ... che dire se non che con la sua laurea è verosimile che ci si pulirà le terga e sarà già fortunata se riuscirà ad andare a lavorare in un negozio di mobili di design? a meno che non voglia prendere baracche e burattini ed andare a studiare per la specialistica in qualche altro paese. Ed al momento i suoi obiettivi sono Olanda oppure Svezia, che per una meteopatica e bisognosa di luce e caldo come lei è una dura condanna (ma per carità! non sono certo queste le disgrazie, però ...)

Potrei continuare ad libitum e smetto qua che è meglio.

Quando F. parla di cittadelle fortificate io vedo i mille modi di darsi sicurezza che questa generazione di 20-25-30enni si inventa tutti i giorni, per non guardare oltre le mura, per non vedere il vuoto. Infinite immagini di noi stessi e mi sembra di sentire i miei figli che se la menano e rimenano sempre sulle stesse cose, commettono sempre gli stessi errori, rifanno sempre gli stessi passi, hanno sempre le stesse delusioni. E come loro, i loro amici fanno e dicono le stesse cose.

Imbrigliati in storie scritte da altri e congelati dalla paura di vivere, lasciandoci sfuggire la vita dalle mani dipinge esattamente come sono, i miei figli ed i loro amici.

Non gli abbiamo fatto un bel servizio ai nostri figli: gli stiamo consegnando un sistema politico corrotto da fine impero che non ha saputo far fronte alla crisi economica perchè troppo impegnato nei personalismi di vario genere e tipo; una corruttela a qualsiasi livello che impedisce a chiunque non sia figlio di ... di andare da qualsiasi parte o quasi; un sistema congelato in mano ad una cricca di vecchi che non mollano la presa a nessun costo; una diffusa disonestà da parte di gente che ha tutto ma ancora non gli basta, gente che vive l'azienda come un modo per diventare sempre più ricchi; un contesto sociale in cui il merito è l'ultimo dei valori premiati; una società divisa in due grandi fasce economiche: una di gente che ha tutto ed un'altra, molto più grossa, che lo desidera. Abbiamo permesso che percepissero come importanti e necessarie tutta una serie di oggetti e/o di modi di essere e/o di simboli che ora faticano a conquistarsi con la frustrante conseguenza di sentirsi dei falliti. Gli abbiamo scavato sotto i piedi con la scusa del lavoro autonomo, dandoli in pasto ad un mercato che ha fatto flop.

Io lo dico sempre
mi girano le palle ad invecchiare ma giuro che non vorrei aver 20 anni oggi

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Che dire ....... ho letto tutto di un fiato il tuo lunghissimo post e pur non essendo tua coetanea condivido appieno la tua opinione...."se tutto va bene siamo rovinati".
Un abbraccio

supermambanana ha detto...

OK, ho capito meglio, vediamo se mi spiego meglio anche io. Tu descrivi la storia della tua famiglia, non dissimile da altre storie, la mia si colloca forse una decina di anni dopo e con contesti diversi ma siamo li'. Ma lo stesso io penso che i ragazzi, di ogni generazione, hanno affrontato un mondo che alla generazione precedente pareva quantomeno strano. Non necessariamente peggio o meglio, ma diverso. I ragazzi hanno le spalle larghe. Ma soprattutto, i ragazzi sono situati nel presente, non lo vedono dal di fuori come magari lo vediamo noi, per loro questo e' il fiume in cui nuotare, e lo troveranno il ritmo delle bracciate. Noi vediamo queste acque e ci paiono strane perche' diverse dalle nostre, ma magari non ci ricordiamo o non pensiamo che le nostre erano differenti e difficili per altri motivi. Ma al di la' di ogni contestualizzazione, io penso che i ragazzi oggi al di la' di tutto vivano un momento specialissimo e importantissimo, vivano in un mondo che ha raggiunto traguardi mirabolanti, con buonapace della stampa che non ce li ricorda, sono vicini ai loro coetanei come mai successo prima, che basta una mezzora di googlemaps e puoi passeggiare per le strade di Sydney, e non sto parlando solo in termini ludici, il mondo e' davvero meno ignoto di una volta. E questa non puo' non essere una grande cosa, una cosa per cui val la pena avere ventanni adesso. Che val sempre la pena avere ventanni.

widepeak ha detto...

anche io ho capito meglio cosa intendessi ma penso che il commento di supermambanana sia molto più chiaro di come potrei o vorrei dire io. sicuramente mi dà più speranza. non so, io ho l'idea che noi non sapremo mai nemmemo lontanamente immaginare le soluzioni che sapranno trovare i nostri figli a problemi nuovi. forse sui "vecchi" problemi sono con te, ma sui nuovi problemi quelli che noi non conosciamo e loro dovranno affrontare, ho molta fiducia. serviranno pure a qualcosa tutti questi corsi di teatro, musica, sport etc etc
;)

graz ha detto...

Ciao Lucia, condividi perchè ti ci ritrovi?

Wide & Supermam Non ho dubbi che troveranno il "ritmo delle bracciate", anche perchè non ci sono alternative, o lo trovano o affogano. Resto però convinta che non abbiano gli strumenti per farlo e che quindi questo sarà un percorso più difficile e dall'esito più incerto di quello che avrebbe potuto essere. E me ne dispiaccio anche se chiaramente non intendo farmene una colpa, probabilmente come molti altri della mia età e fascia sociale-culturale abbiamo peccato di relativa cecità ma "cosa fatta capo ha" e poi comunque abbiamo fatto quel che eravamo capaci di fare al nostro meglio.

Insomma vedo i miei figli, e la maggioranza dei loro amici, rintanarsi in atteggiamenti tardo-adolescienziali e mi fanno un pò rabbia e un pò pena.

Poi ieri sono venuti due ragazzi, coetanei dei miei più o meno, a montare la cucina degli svedesi e, come spesso mi è accaduto in situazioni analoghe, ho pensato che questi due parevano molto più attrezzati a prendere la vita a calci come merita di essere presa. A rispondere a muso duro.

Erano entrambi rumeni.

lerinni ha detto...

mi era scappato, questo tuo post. io sono più giovane - 'na via di mezzo tra te e il bartender, suppongo - e con origini totalmente diverse dalle tue. ma non posso che concordare con le tue preoccupazioni. bello, 'sto post. triste ma realistico.