Obiettivo Trop Model

marzo 31, 2009

Ma ad invecchiare graziosamente, come si fa?

Allora, vediamo se ci riesco a mettere in fila i pensieri. Non ne sono mica certa, eh ... che la faccenda mi ribolle in pancia ed in testa e non ce la si fa a farla uscire un minimo in ordine.

Io non mi sono mai sentita una strafiga, anzi. Ho sempre pensato, alla faccia della bilancia, di essere in sovrappeso. Quando pesavo 60 Kg mi sentivo comunque troppa. Troppo terrena, io che ambivo ad essere aria! Ricordo una volta che un mio amatissimo amore rispose alla mia domanda dicendo che gli piacevo moltissimo perchè ero fatta come una S. Cessù. Mi sarei ammazzata. Io non volevo essere culo-tette io volevo essere leggera, raffinata ed elegante come Carlà.

Un mio mito negli anni cruciali? La Dianne Keaton di Io e Annie.

Però mi è sempre piaciuto vestirmi e addobbarmi perchè per me è sempre stato un modo per esprimere me stessa: umore, autostima, orgoglio, trac! tutto in bella vista come un manifesto pubblicitario. Non lo facevo per gli altri, lo facevo davvero per me stessa. Mi vestivo scegliendo a colpo sicuro nell'armadio, mi specchiavo e mi davo il voto. Qualche volta non prendevo la sufficienza ed allora non c'era modo di convincermi del contrario. Molto più spesso mi davo un bell'otto, qualche volta un nove. Un dieci mai, per la verità.

Era una storia tutta tra la mia testa e lo specchio ma, quanto avevo bisogno di un riscontro, mi mettevo in azione ed a colpi di sguardi, chiacchiere, mossette, risate e quant'altro fa cocotte mi assicuravo di mettere a segno il colpo che mi serviva per verificare il valore delle mie azioni. Verificato il portfolio, tanto mi bastava e più di un personaggio è arrivato un pò troppo lungo a capire che la faccenda era un puro test del mercato, niente di più.

Un pò stronza? Eh, magari si. Che ci dobbiamo fà? In ogni caso si tratta di acqua passata.

Ecco, appunto.

Io oggi mi guardo allo specchio e mi piaccio? Argh ... boh. Più o meno. O meglio a momenti alterni di compiacimento e disgusto. Ho un bel 10 Kg in più ma se guardo le mie coetanee che non ce li hanno vedo reticoli di rughe e pieghe di pelle flaccidine che - mind you - io posso orgogliosamente dire di non avere. Il grasso sottocutaneo funziona meglio del collagene ed è più piacevole da inserire, dico sempre. Ho i capelli grigi, per scelta, lunghi e li porto legati a treccia. Mi piace. Non cambierei assolutamente. Mi sento un tronco più spesso di quanto vorrei, non mi dispiace il sovrappeso di per se, non mi piace sentirmi tutta d'un pezzo. Non mi riesce di dimagrire ma francamente non mi ci impegno poi più di tanto, mi piace mangiare e bere bene, non sono affamata ma senza questi due piaceri la vita mi sembra opaca. Mi vesto in modo un pò strampalato, per non avere 20anni, claro. Amo i colori e non esito a sfoggiare fantasie che molte non riterebbero adatte nè all'età nè alla stazza. Il mio designer preferito? questo qua.

Amo la bigiotteria di nicchia e qualcuno mi ha definito un lampadario: i miei orecchini suscitano spesso ammirazione, suppongo più spesso silenziosa riprovazione ma ne frego. Amo i profumi e ne faccio uso abbondante ma debbono essere sconosciuti ai più, niente marche commerciali da queste parti, ad esempio questi.

E sono ragionevolmente sportiva: montagna a tutto tondo durane il we, 4 vv/settimana palestra anche se per un ora e per attività un pò meno che comuni. Qualche volta vado a correre.

E allora il problema dov'è?

Il problema è che il test di mercato mi dice che non ho più valore. Non riesco più a sentirmi sexy, attraente, appetibile per mancanza di riscontro. Suppongo perchè non lo sono più per i parametri correnti. Non credo che esista maschio adulto, o se esiste io non l'ho incontrato, che ritenga appetibile una donna di 50 anni che non vuole scimiottare una ragazza di 20. I giovani apprezzano - e giustamente - le loro coetanee e si riterrebbero dei pervertiti se si sentissero attratti dalla 50enne. Ed anche i maschi adulti spasimano per le giovanotte ventenni perchè tanto la 50enne ce l'hanno già a casa e tutto sommato *pensano* che ne farebbero volentieri a meno. Per non parlar dell'andropausa che chiede il suo prezzo pure a loro, creature. E nun ce sta' niente a fà, il test di mercato esiste solo in versione maschile: riuscire a conquistare l'attenzione della pulzella fa meglio di una curetta di ginseng, se così non fosse sai quante macchine in meno venderebbe la Porsche??

Io mi vergogno come una ladra anche solo a pensarlo e scriverlo stasera mi sta costando un patema ma ... ho bisogno di sentirmi ammirata per convincermi che non sono finita e non ci riesco più.

L'unica cosa che ho maturato e di cui mi sento fiera? Non cercherei mai di modificare il mio aspetto per sembrar più giovane. No alle botulizzazioni, gli impacchi di questo e di quello, la medicina estetica (per non parlar della chirurgia), alle diete, agli spacchi ed alle visioni panoramiche di colli a tartaruga.

In fondo mi vado bene così, potrei essere migliore ma non è questo il problema. Il problema è che in un mondo che ha il giovanilismo come massimo pregio chi non è più giovane ha un handicap e chi non è più giovane ed è una donna che cos'è?

marzo 30, 2009

Tornata sono!! (post blasfemo)

Allora, la missione principale della gitarella, che era di far spurgare le nequizie del batavo a colpi di massaggi (a me) e danni (alla sua carta di credito) si è miseramente arenata allo spaccio di un maglificio noto (mi dicono) per la produzione di cachemire. Dove ho comprato due maglie.

Per lui.

Ovviamente il batavo ha finto di disdegnare il genere, tranne indossarne una immediatamente e gongolare tutta la sera su tanto che era morbida, e tanto che ci stava bene dentro, e tanto che era calda, e tanto che era leggera ...

E' ufficiale, da sabato il suo nomignolo è diventato gongolo (e per questo si ringrazia la princi che in queste cosa non sbaglia un colpo).

Poi ho scoperto che le ceramiche di Deruta saranno anche strafiche e strabelle ma hanno dei prezzi che piuttosto di mangiarci dentro mi sparo e come tale niente acquisti al negozio della fabbrica visitata, con grande scorno del proprietario che ci ha fatto da guida intercalando le descrizioni del processo produttivo con quelle della misera fine che la sua secolare azienda presto farà se gli americani non si decidono di ricominciare a comprare. Insomma, siamo uscite con un carico di angoscia da lui gentilmente trasmesso che lèvati! Mi sono sentita in colpa ma non si poteva proprio fare: il mio servizio scompagnato di primette di ceramiche di Vietri non si poteva proprio accompagnare (mi sarebbero serviti i piatti piccoli) con quelle di Deruta e, in ogni caso, quelle meridionali mi son costate meno di un terzo di quanto avrei speso in Umbria.

Poi, un giorno e mezzo per vedere Assisi, la zona di paesetti lì attorno (Deruta, Spello, Montefalco, giusto per fare qualche esempio), la campagna tra Foligno e Orvieto, ed infine Orvieto stessa ... beh ... era davvero proprio troppo poco. Quindi toccata e fuga, giusto le primissime impressioni al volo. (e da qui, post blasfemo)

La basilica di S. Francesco mi ha - come previsto - dato i brividi e riempito gli occhi di lacrime da tanta bellezza. Quella inferiore mi ha commosso per il senso di raccoglimento che ispira. Il duomo di Orvieto ha una facciata che ti esplode negli occhi infilandosi nella stradetta stretta che stavamo percorrendo e dentro è così ampio e severo che sembra ricordarti quanto piccolo sei nell'universo, tranne poi arrivare nella tribuna ed esplodere in una magnificenza di tratto e di colori da togliere il fiato.
OK. MA ...
Che brutta sensazione questa industria del turismo religioso!! Mi rendo conto che le masse in gioco quelle sono e che se non ci si mette un filo di organizzazione diventa altro che un bordello!! Però .... di spontaneo non c'è rimasto niente. Per non parlare di quell'infilata di negozi che vendono scemenze. Non posso nemmeno iniziare ad immaginare cosa debbono essere posti come Lourdes o il paese di Padre Pio.
Brutto.
Poi mi è sovvenuta un'altra riflessione. Francesco era personaggio alquanto singolare e la sua regola piuttosto severa, no? E tu guarda che risposta la Chiesa gli ha dato, gli ha eretto sto po' po' di opera che sembra irridere il più povero tra i poveri e sembra dirgli 'ma che te credevi de fà, comparuzzu bello?'

Altra riflessione, su tutt'altro piano, è che ho avuto l'impressione che di gente in giro ce ne fosse tutto sommato poca. L'aria era affatto positiva, i negozianti parecchio mesti, sarà che il tempo non era granchè ma l'impressione era di preoccupazione generale. Di attesa di qualche cosa che si spera avvenga ma non ci si crede più tanto.
Mah ... sarà questa la crisi o sono io che mi lascio suggestionare?

marzo 26, 2009

Blog in gitaaaa

Qui si parte domani per una tre giorni dove la sottoscritta fa la firstledy e l'olandese fa il guru informatico. Non ho capito dove andiamo, credo dalle parti di Perugia in un centro benessere.

Considerato come mi sento in questo periodo e come si sta comportando l'olandese temo che la SUA carta di credito contribuirà pesantemente al MIO benessere.

Così impara.

(poi vi dico, neh ...)

marzo 24, 2009

Onestà

Vabbè, siamo sinceri.

FACCIAMO OUTING
TERRAZZA - lato B




(aihmè)



.... se una passa da una depressione che le sembra di essere sola in mezzo ad un pozzo e non riesce a smettere di pensarci e scrive fiumi di parole a chiunque perchè sennò l'anima le affonda per il troppo peso .....
.... ad una felicità che non le sta tutta dentro e le viene il fiatone per tenerla a bada che le sembra di scoppiare e deve dirlo a qualcheduno ....


Insomma questa qua o è adolescente o è borderline. Considerato che tra poco ne faccio 52, direi che l'adolescenza non è un'opzione. VERO????

e' primaveeeeraaaaa!!

Ho mille mila cose da fare, tutto tranne buttare tempo in rete ma due minuti per questo me li DEBBO prendere!! (e poi ho visto un tot di post di amicheblogger da leggere ma mi sembra di essere il bianconiglio ho fretta ho fretta ho fretta!!)
E' PRIMAVEEEERAAAAAA!! ed il vento ci regale una delle rare giornate di cielo terso e sole a palla. La nostra terrazza si è trasformata, da così
a così
mica male, no?????

marzo 23, 2009

Delle mie montagne

E' diventata una droga più che un'abitudine. Tutti i fine settimana l'olandese, i cane e la sottoscritta ci lasciamo alle spalle la casa e la vita quotidiana per rifugiarci nel nostro buen retiro: la casutza sui monti.

La casutza è piccola e, cosa strana, era da arredare. Ci siamo divisi i compiti fraternamente ed il risultato è stato che la stanza da letto è stata arredata dall'olandese, con un pò di fiocchi e merletti come si costuma dalle parti sue. Ma senza esagerare che sennò a me viene il nervoso.
L'altra l'ho arredata io, prendendo i vecchi mobili di papà e mammà e dipingendoli, un pò così, alla 'm'è scappato il secchio del colore' e secondo me il risultato è proprio carino anche se è un
tantinello schizofrenico rispetto all'altra stanza e la princi dice che a studiarci dentro viene un 'filo' di mal di testa. Chissà perchè .....

A me i mobilini conciati così fanno pensare ai Pronipoti, o per chi se la fa con l'inglese I Jetsons, che da piccola mi piacevano da morire. Inutile dire che a me il soggiorno piace un sacco di più della camera da letto birignao e, visto che il blogguzzo è il mio e non dell'olandese, ora ci piazzo una seconda foto così, per amor di cronaca.
Vabbè, dicevamo che noi si parte e ci si trasferisce ai monti. E tutte le volte - giuro - che apro quella porta mi dico che è davvero il nostro lusso e che non lo cambierei con niente al mondo, chessò vacanze esotiche, vesti firmate o chessoio. Anche perchè immancabilmente, d'estate come d'inverno, noi si acchiappa cane e scarponi e si va camminando lassùùùùù sulleeeee montagneeeee tra boooooschi e valli in fiooooor. Scherzi a parte, è diventata una vera e propria droga. Rinuncio volentieri a qualsiasi cosa pur di non perdermi almeno la camminata domenicale, quando non quella del sabato, claro! Quest'anno la neve è stata tantissima e bellissima e lo è ancora, questa una foto di ieri:

camminare ciaspole ai piedi in tutto quel bianco è una forma di meditazione. La mente si svuota ed il ritmo diventa quello del cuore e del respiro. La cana corre in avanti, scarta di lato, qualche volta bisogna richiamarla per evitare che si infratti in mezzo al bosco a caccia di chissà che. Camminiamo in silenzio, allo stesso ritmo, ognuno perso nei propri pensieri ma anche no, la testa sgombra. Ci fermiamo a mangiare un panino con la cana che tutto ad un tratto non bada più agli odori delle tracce. Raramente incontriamo qualcuno, ci si scambia un saluto, un sorriso, magari una battuta sul cane. Poi ognuno per la sua strada, in pace, senza bisogno di sfoggiare nulla, dimostrare niente. Per carità ci sono anche gli alpinisti che fanno i fighi ma siccome noi fighi non siamo facciamo rotte differenti e non c'è rischio di incontrarsi.

Ci fermiamo ogni tanto ad ammirare la montagna, scattiamo qualche foto.
D'estate lo stesso, con in più tutto quel verde che ti ritempra gli occhi e che ti accorgi che non ne puoi più fare a meno che se per una domenica non ci vai senti che te ne manca un pezzo


E non ti annoia mai, perchè la zona l'abbiamo già camminata in lungo ed in largo ma non finisce mai, è immensa. E quando hai voglia di sfide te le offre e quando vuoi solo ritemprare lo spirito, pure.


Non saprei vivere senza, o forse sì ma sarebbe una grossa rinuncia. Anche se in città ci sono un sacco di cose interessanti, di occasioni culturari che ti allargano la mente. Ed un poco mi dispiace perchè vorrei essere in due posti contemporaneamente. Ma fa niente, alla fine la montagna vince sempre.

marzo 20, 2009

I cani non servono a niente

Non danno latte, non danno pelo, non danno carne.

Ne può servire uno, legato alla catena e incattivito, che funziona un pò meglio del campanello ma neanche tanto però. Ne possono servire un paio se hai le pecore o le capre ma tanto non è che ce ne siano più molti di pastori e poi da noi non è che si vada tanto in giro con le greggi. O con le mandrie. Tutti gli altri non servono a niente. E mangiano. E sporcano. E puzzano.

Ecco, questo è più o meno, ciò che molta gente nel sud del nostro paese ancora pensa, forte di un recente passato contadino i cui retaggi culturali, nel bene e nel male, sono quasi cronaca e non ancora storia.

E quindi i cani possono essere lasciati per strada, al loro destino. Ma mica solo in campagna, eh? Anche in città. Anche a Napoli, per dire, sul lungo mare davanti a Castel dell'Ovo, sui tappeti rossi dei grandi alberghi, in piazza del Plebiscito ... e via elencando.

Ci sono pure tutti quelli che un cane in casa no, per strada nemmeno e allora li catturiamo ma non li uccidiamo perchè, poveretti!! fanno pena. E così ci sono quelli che scoprono che se apri un canile prendi dei soldi. Ma non necessariamente li spendi perchè basta buttarli dentro un vecchio bunker o un recinto qualsiasi purchè robusto, e portargli da mangiare quando proprio non ne puoi fare a meno.

E dovunque tu vada nel nostro meridione, i cani randagi sono la regola. In città fanno pena, cercano una carezza, mendicano un boccone. In campagna hanno imparato ad arrangiarsi e sono inselvatichiti.

Bene, adesso l'hanno scoperto anche i giornali. Anche la sottosegretarioallasanitàmartini che dice non facciamo la mattanza, anche russodellaregionesicilia che convoca la riunione d'emergenza. E state in casa che c'è pericolo. E portiamo i bambini a scuola con la scorta.

Mavaccagare và!!!

marzo 19, 2009

Donne, a me!!!

Questo blogguzzo non è che sia frequentatissimo, piuttosto è ben frequentato. Le donne che si sono palesate fin'ora mi piacciono per quel che hanno scritto qui e per quel che scrivono 'a casa loro'.

Allora, vorrei fare un test (sempre che ritorniate, mie care fanciulle)

Ricevo questo

"la cui moglie si è fatta di una setta e il santone (son tutte femmine le adepte) se le tromba tutte. Come sempre, sulle difficoltà a vivere che molti hanno, c'è chi ci salta sopra."

e mi si apre un mondo di commenti. Prima di esprimere i miei però vorrei sentire i vostri, giusto per capire se sono io o se è il mondo che mi gira intorno

marzo 18, 2009

Oggi butta sentimentale, che ci vogliamo fà??

Oggi ho scritto questa mail.

... vorrei portarti con me. Perchè penso che capiresti.

Capiresti Ivrea, che non è mai così bella come all'inizio della primavera. Con il lungo Dora che si vede ancora il fiume ma le piante si stanno già rivestendo e le prime gemme rosa danno un tocco di colore. Con Balla che ti aspetta con la torta '900 e con Via Palestro da passeggiare e Piazza Ottinetti, con Via Arduino ed il borgo vecchio. Con la curva del mercato che ti porta al lago, con il castello di S. Giuseppe che lo guarda dall'alto e che dall'altra parte guarda il cimitero di Chiaverano e C. e F. che ci dormono dentro, vicini.

Capiresti il paese, la casa ed il grande prato dietro, costruito pezzetto a pezzetto dal suocero. Per chi? Non lo sa nemmeno lui adesso che entrambi i suoi figli sono morti, ma è l'unica cosa che sa fare e continua a farla, nonostante la vita sia una merda.

Capiresti il suocero, 40 anni in precisione in Olivetti, una volta lavorava in minuteria per fare la Lettera 22, erano una squadra e lavoravano a costruire un grande futuro che poi si è perso per la strada. Oggi sua nipote studia la Lettera 22 come un caposaldo della produzione seriale di design. E lui si commuove.

Capiresti la sua precisione, la perfezione con cui fa tutto: l'orto, il prato, le piante, la legna, il cabiot ... Forse non capiresti il dialetto ma quello è tosto, io ci ho messo parecchio ed ancora oggi ne parlo solo qualche frase smozzicata.

Capiresti la vecchia casa, venduta dopo che entrambi i figli sono morti, dopo che il matrimonio del figlio grande si è disfatto, dopo che nessuno andava più a dormire nella stanza in fondo dove il suocero aveva messo il letto a castello che aveva fatto lui. La stanza vicina al corridoio che sapeva ancora di mele.

Capiresti anche la suocera che è ipocondriaca, si trova un male nuovo tutte le volte e mi chiedo quando la fantasia le farà difetto perchè sono quasi certa che non abbia mai ripetuto un acciacco due volte.

Capiresti me, vent'anni fa quando facevo la castellana nella vecchia casa e cucinavo la minestra ai bambini con le verdure che un attimo prima stavano attaccate alla pianta. Ma anche quando passavo la domenica pomeriggio sul divano con la suocera a guardare Domenica In. E poi non le ho più volute passare le domeniche così ed ho detto basta, e la suocera si è arrabbiata tanto ma tanto! e quando i bambini erano su ed io telefonavo, lei chiamava forte 'F. c'è una persona che ti vuole!!"

Capiresti senza bisogno di spiegazioni, penso proprio che capiresti.

Beh... non lo so, oggi va così. Grazie per leggere, comunque. E se non capisci, non me lo dire pls

ehm, non ha capito. Meglio così, và

Nonu Tunin, testa quadra

Emily scrive un post dolente per il suo papà che ancora oggi viene ricordato in modo pubblico per ciò che è stato e che ha rappresentato per una piccola folla. Ed a me viene in mente mio nonno.

Nonu Tunin, testa quadra.

E' morto nell'81. Io mi sposavo a settembre e lui moriva a novembre. E' stato l'unico invitato al mio matrimonio oltre a padri e madri (n. 4) e fratelli e sorelle (n. 3), con gli sposi (n. 2) il conto è facile: eravamo in 10. That's it. Si sono incazzati in parecchi ma fa(ceva) niente.

Quando mi sono sposata mi ha regalato una sterlina d'oro, appiccicata su un bigliettino di auguri con una sposa che corre in un prato tirando per mano lo sposo. Ha scritto con la sua calligrafia a svolazzi: Oggi addizioni, domani moltiplicazioni, mai divisioni nè sottrazioni. Ce l'ho ancora, bigliettino e sterlina appiccicata sopra, per anni non ho avuto il coraggio di aprirlo perchè singhiozzavo solo al pensiero. Ed ancora oggi, mentre lo scrivo, mi vengono le lacrime agli occhi. Lo so che il biglietto non l'ha scelto lui ma sua figlia, mia madrina. E magari nemmeno la frase. Ma lo rappresenta così bene che potrebbe averlo fatto. Sono sicura che se l'avesse fatto lui da solo avrebbe fatto una cosa molto simile.

Beh, ci sono state sia le divisioni che le sottrazioni. Pazienza.

Nonu Tunin era un pescatore e raccontava delle bugie grandissime. Aveva lavorato 40 anni in FIAT e quando è andato in pensione Valletta in persona gli ha stretto la mano e gli ha dato la medaglia d'oro (che poi sua figlia ha fatto fondere o venduto, non so, per comprare 3 sterline, una per ogni nipote. Gelusa 'me 'n can di suo fratello, mio padre, non ha osato tenere la medaglia per sè ma non ha lasciato che andasse a lui). Era un antifascista ed aveva partecipato ai primi scioperi degli anni '20. Era un mangiapreti. Mentre lavorava in Fiat, durante la guerra, faceva anche il pompiere. Ma faceva anche il camionista. E gestiva con Nona Ines e Nonu Pinu, una piola (osteria). Raccontava bugie grandissime di quando con un palavirè (cazzotto) ben dato calmava gli spiriti bollenti di qualche avventore incivile e lo faceva volare attraverso la vetrina. Ci faceva ridere fino alle lacrime.

Poi Nona Ines si è ammalata, ed è diventata quasi una bambina, e lui l'ha accudita come una bambina per 11 lunghissimi e dolcissimi anni. Che se ci ripenso mi ritornano le lacrime agli occhi. La sera lei era già a letto, lui si preparava in bagno, io (qualche volta) dormivo sul divano di scai del tinello, e lo vedevo, con la maglia con le maniche lunghe ed i mutandoni lunghi di lana, che usciva dal bagno, attraversava il corridoio appena illuminato, e si infilava nel cucinino. Nel buio dell'appartamento, nel controluce della finestra, lo vedevo prendere il bottiglione di vino e dare un'ultima gulà (sorso), lui diceva che suonava la tromba e che senza non poteva proprio prendere sonno. Poi spegneva anche la luce del corridoio, si coricava e l'ultima cosa che diceva era dorma bin, Ines, dorma bin (e giù gli occhi pieni di lacrime di nuovo, uff).

Lo conoscevano tutti. Scherzava con tutti. Andava a giocare a bocce al circolo e poi tornava pedalando poco dritto, da un lato all'altro della strada veramente. A chi gli chiedeva, rispondeva sun pà ciuc, l'ai beivu mac 'n chinotto!! (non sono ubriaco, ho bevuto solo un chinotto!). Faceva degli scherzi terribili e gliene facevano altrettanti, lui si arrabbiava come un matto ma si vedeva che era per finta. Suo genero (il marito di mia madrina) lo ha amato come un padre, il suo, di padre, era un padre padrone. Lui ed i suoi amici se lo portavano dietro dappertutto, loro andavano a pescare e lui faceva il cuoco per tutti. Qualche volta andava a pescare pure lui ed i racconti erano di pesci enormi che non si riuscivano mai a portare a casa perchè sul più bello si liberavano, oppure di lui che si cacciava in qualche guaio, come quella volta che cadde nel fiume gelato e finì sotto il ghiaccio e ci volle del buono e del bello per tirarlo fuori. O di quell'altra che gli cadde sulla testa la branda di sopra del letto a castello con tanto di 120 kg di genero dormiente e lui, con la sua testa quadra, piegò la sbarra della rete da tanta zuccata che si prese.

Ma non ci credevamo mai molto, anche se non abbiamo mai appurato la verità.

Sono passati quanti anni??? Dall'81 ad oggi, fate voi il conto. Nessuno gli fa un memorial ufficiale, anche perchè forse bisognerebbe fare una gara di ciucche, non so. Ma lui è vivo e ride in mezzo a noi perchè non passa volta che si incontri i vecchi amici senza che qualcuno lo ricordi e racconti qualche storia, e si rida e si racconti e ancora e ancora e si alzi 'n travers dì (un dito attraverso, ovvero un bicchiere pieno) di vino in sua memoria. Non è un memorial ufficiale ma quasi e poi è estemporaneo, succede quando succede, alle volte spesso alle volte raramente.

Se potessi scegliere qualsiasi forma di celebrazione dopo la mia morte, ne vorrei una così. Come il papà di Emily o come mio nonno. Perchè credo che qualsiasi cosa tu abbia fatto nella vita, la memoria di te che lasci negli altri sia il tuo vero lascito.

Ciao nonno, mi hai fatto ridere fino alle lacrime. E ancora oggi mi manchi così tanto che ci ho ancora le lacrime ma, per fortuna, anche le risate

PS, Emily non è che fosse alcolizzato per carità!! e solo che, come ho scritto in un commento, da queste parti il vino, più che una bevanda, è basic food!! ;-))

marzo 13, 2009

Possiamo per favore schiacciare il tasto di rewind???

Come la quiete dopo la tempesta, discorsetto chiarificatore, abbracci, lacrimucce e adesso per un pò si filerà sull'olio nella speranza che questa nuova crisi ci faccia fare un altro passettino avanti... Allora, in virtù della ritrovata armonia, la princi mi legge questo brano che mi piace talmente tanto che decido che lo pubblico.
Et voilà a voi il piacere, io l'ho trovato geniale, lo scriveva Bruno Munari, nel 1981 (Da cosa nasce cosa)

"Il lusso è la manifestazione della ricchezza incivile che vuole impressionare chi è rimasto povero. E' la manifestazione dell'importanza che viene data all'esteriorità e rivela la mancanza di interesse per tutto ciò che è elevazione culturale. E' il trionfo dell'apparenza sulla sostanza.

Il lusso è una necessità per tanta gente che vuole avere una sensazione di dominio sugli altri. Ma per gli altri se sono persone civili sanno che il lusso è finzione, se sono ignoranti ammireranno e magari invidieranno chi vive nel lusso. Ma a chi interessa l'ammirazione degli ignoranti? Forse agli stupidi.

Infatti il lusso è una manifestazione di stupidità. Per esempio: a che servono i rubinetti d'oro? Se da quei rubinetti d'oro esce un'acqua inquinata non è più intelligente, con la stessa spesa, mettere un depuratore d'acqua e tenere i rubinetti normali? Il lusso è quindi l'uso sbagliato di materiali costosi che non migliora le funzioni. Quindi è una stupidaggine.

Naturalmente il lusso è legato all'arroganza e al dominio sugli altri. E' legato ad un falso senso di autorità. In antico l'autorità era lo stregone che aveva abbellimenti e oggetti che lui solo poteva avere. I re e i potenti erano vestiti con costosissimi tessuti e pellicce. Più il popolo era tenuto nell'ignoranza e più l'autorità si mostrava paludata di ricchezze. Ed ancora oggi in molte nazioni si verificano queste manifestazioni di apparenze miracolose"

A me pare che questa descrizione si adatti perfettamente ai nostri mala tempora con i dolciegabbana ed i briatori e le veline&calciatori e gli uominifortialgoverno. Ahimè il buon Munari proseguiva con un pronostico che oggi appare come un sogno infranto
"Contemporaneamente però nella gente sana si fa strada la conoscenza della realtà delle cose e non dell'apparenza. Il modello non è più il lusso e la ricchezza, non è più tanto l'avere quanto l'essere (per dirla con Erich Fromm).
Man mano che l'analfabetismo diminuisce l'autorità apparente cade e al posto dell'autorità imposta si considera l'autorità riconosciuta. Un cretino seduto su un grande trono poteva forse suggestionare in un tempo passato ma oggi, e soprattutto domani, si spera che non sia più così. Spariranno i troni e le poltrone di lusso per i dirigenti imposti, gli arredi speciali per i capi, le cattedre di lusso alzate su pedane di mogano, i paludamenti, i gradi, e tutto ciò che serviva per suggestionare.
Insomma, voglio dire che il lusso non è un problema di design"
Possiamo per favore schiacciare il tasto di rewind????

marzo 12, 2009

La lingua batte dove il dente duole

Immagino che sia più chiaro oggi il motivo per cui il post sulla princispessa non mi usciva. Stante l'attuale goccia che ha fatto traboccare il vaso mò non mi riesce di rimettere il tappo.

Il bello dei blog è che puoi non leggere e tornare quando la faccenda si fa meno noiosa, o non tornare affatto ...

I commenti di LGO, Monica ed Emily li ho apprezzati come acqua nel deserto (e ci si potrebbe chiedere ma tu che razza di rapporto hai con questo olandese? beh non è brutto come sembra, dai .... certo che potrebbe essere meglio). L'ho già detto da qualche parte: i miei anni di formazione più importanti sono stati quelli dei collettivi femministi e successivamente ciò che mi è mancato di più è stato proprio il lavoro di analisi e di ricerca che all'interno del gruppo si portava avanti, nonchè quell'atmosfera di solidarietà e condivisione tra donne. Vabbè ci si arrangia comunque e non si vive girati all'indietro ma tant'è, quando Monica dice che ama di più interagire con le donne sento una rima risuonare in me ...

Tornando a bomba, LGO dice che bisogna credere nelle regole e purtroppo questo è un altro dei temi caldi. Sono cresciuta nell'ideologia del dubbio: è vero tutto ma può essere vero anche il contrario, dipende da questo e da quello, le posizioni assolute sono tipiche della fede e noi non abbiamo fede, nè posizioni preconcette. Noi valutiamo tutto, i pro ed i contro e le opinioni degli altri e la diversità crea la ricchezza etc etc etc. Ovviamente ora sto buttando tutto nel sacco e meriterebbe un'analisi più fina, ma di fatto ci sono stati pochissime cose sulle quali io ho avuto una posizione assoluta. Le altre sono state piene di se e di ma, e lo sono tutt'ora. Claro che questo non aiuta a stabilire regole precise ed osservarle in modo coerente e continuo. Era più facile una volta quando esisteva il bianco ed il nero, il bene ed il male, i miei non stavano sicuramente lì a farla tanto lunga. No. Si. No. No. No. E se non ti andava era così lo stesso. Una gran rottura di palle ma probabilmente un pò più facile crescerci dentro.

Dal che se ne può pure derivare che io, diversamente da quanto scrive Monica, non sono stata una figlia principessa, quasi niente direi. Ricordo che le regole erano piuttosto precise, così come i compiti e soprattutto la corda sul collo era parecchio corta. Libertà? ma de che? erano tempi di grosse economie e gli abiti alla moda non erano che estremamente occasionali e tra un blue jeans scolorito costoso ed uno tinto di azzurro molto più economico era scontato che arrivasse il secondo. Una vergogna, signora mia, si vedeva benissimo che erano copie (tarocchi si direbbe adesso, no?) ... E l'abbigliamento quello doveva essere. Ricordo un tailleur marrone di velluto millerighe con gonna godet a quattro teli: non c'erano cazzi quello dovevo mettere per andare in ufficio! Quando uscivo andavo al circolo degli indiani metropolitani piuttosto che in sede a Lotta Continua? Cazzi tuoi amica, hai solo che da non andarci. Signore mie, non è fantasia, pura anedottica. Anche io davo il mio bel filo da torcere ai miei, non è che stessi lì inerme eh, ma quelli avevano una presa bella salda e ferma, sono andata a vivere da sola a vent'anni (e si parla di più di trent'anni fa) pur di togliermi di sotto. Peccato però che pur di rientrare nelle loro grazie a 24 io mi sia sposata, a conti fatti avrei fatto meglio a tirar dritto per la mia strada!! Ma quattro anni di guerra fredda mi avevano ridotto la resistenza.

E questo è un altro tema: non fare ai tuoi figli ciò che avresti voluto fosse fatto a te. E invece la bambina vuole andare a danza? evvai di costosissime lezioni, abiti di scena, punte e tutù!! E cosa ricorda la creatura oggi? che mangiava pranzo sul divanetto a scuola oppure che il fratello non la aiutava ad attraversar la strada. Emily dice che ad un certo punto mamma le ha detto da qua in poi stiri tu. Posso dare un consiglio non richiesto? fallo pure tu con tua figlia (magari una roba un pò più leggera, toh...) Io non l'ho mai fatto, quando non ci sono più riuscita da sola ho chiamato una signora che mi aiutasse. Morale? la creatura ricorda benissimo che a scuola le propinavo il pre-scuola, la scuola, il post-scuola e mezz'ora con la bidella (parole testuali) ma ad oggi una mutanda che sia una non se la lava. E Luciana viene ancora oggi ad aiutarmi in casa (anche se questo è anche una storia di mio senso di responsabilità nei confronti del suo lavoro, altro paio di maniche). Ed il bello della faccenda è che quando alla princi viene l'uzzolo di aiutarmi (in occasione di qualche cena impegnativa) è bravissima: sa far tutto nei tempi giusti e non c'è bisogno di dirle nè di chiederle niente, ci arriva lei per prima. Quando mi fa la grazia la fatica si dimezza. Quando mi fa la grazia. Quindi qualche cosa sono riuscita ad insegnarle, no?

Oggi ho ricevuto questa mail, non sono certa di poterla pubblicare ma non glielo diremo, mi sembrano parole sante

"... Ma sicuro noi ci siamo fatti un sacco di illusioni, noi eravamo i figli del 68, i genitori aperti, dialoganti, non repressivi, simpatici e loro, i nostri figli, in questo ambiente sarebbero cresciuti studiosi il giusto, alternativi il giusto, indipendenti il giusto e con una buona stima di noi. ... Io credo che noi s'è sbagliato con l'esempio, credo che in noi i figli nostri abbiano visto il fallimento nella cosa per loro più importante (tra quelle di casa) che era tenere insieme papà e mamma. Ma non avremmo potuto fare diversamente, non avremmo mai accettato ... una vita di sacrificio e espiazione per non far percepire ai nostri figli la fine del nostro matrimonio o relazione che dir si voglia. E ce lo fanno pagare..."

marzo 11, 2009

Avviso ai naviganti ...

I commenti al post della princi e la litigata a muso duro di due sere fa (e l'attuale clima da guerra fredda) mi hanno fatto assai riflettere. Poi salta fuori Emily a scrivere di madri e di figlie ed una pensa che le abbiano letto nel cervello. E si sente una madre di sterco, tutta sbagliata.


Io sono un pò sconfortata onestamente. Mi chiedo, come dozzine di genitori prima di me, che cosa, dove e quando ho sbagliato. Perchè qualche cazzata debbo proprio averla fatta se mi coltivo siffatte serpi in seno.

Non sono ancora arrivata a mettere bene a fuoco i dettagli e non so se mai ci riuscirò, in fondo è una faccenda dolorosa per davvero questa.

Ma una cosa penso di saperla e da qui l'Avviso ai naviganti.

Io oggi credo sia importantissimo riuscire a vedere il rapporto con i propri figli come un progetto educativo coerente che si sviluppa nel tempo adattandosi alle circostanze ma conservando comunque una sua integrità. E credo anche che questa della coerenza e continuità sia la cosa più difficile da raggiungere perchè poi la vita si fa pressante e molto spesso è più facile trovare soluzioni quick&dirty che continuare ad applicare quelle regole che sotto il profilo teorico sono quelle giuste ma che richiedono dispendio di tempo ed energie.

Forse nel mio caso parte del problema è stato proprio questo, aver le mani troppo piene e non riuscire ad essere all'altezza di standard di vita ed educativi smentiti poi nei fatti. La storia con mio marito che andata com'è andata con la malattia e tutto il resto, poi l'olandese, la separazione, lui che c'era e non c'era, la morte di mio marito, le difficoltà economiche e, spalmato sopra tutto, il lavoro come collante, come contesto in cui valere per me stessa e non per tutti i carichi che mi stavano attaccati, il lavoro come sfida in cui buttare l'anima (ed un sacco di tempo, di energia e di attenzione). (tutto ciò suona come scusa, mi sa)

In tutto questo i ragazzi sono probabilmente rimasti un pò schiacciati ed io probabilmente mi sono lasciata trascinare dagli eventi, inventando tutte le volte una possibile soluzione nuova che sicuramente era il meglio che potevo partorire in quel momento ma che non necessariamente aveva una relazione con il prima e con il dopo.

Ed allora forse non sono riuscita ad alimentare a sufficienza il loro senso del dovere, o forse l'ho fatto fin troppo e loro adesso gli si rivoltano contro. O forse rappresento/ho rappresentato un macigno difficile da imitare ed impossibile da ignorare. Boh ... mi ci incarto regolarmente dentro questi ragionamenti.

Non dispero di vederli stabili e radicati a terra in un futuro chissà quanto lontano ma quando intravedo - o credo di intravedere - il marasma che hanno dentro mi chiedo fino a che punto ce l'avrebbero avuto lo stesso perchè sono figli del loro tempo oppure quanto gliene ho seminato dentro io ....

Ma ha senso tutto questo tirarsi le palle in materia di errori commessi con i figli? Francamente non credo: ormai non posso più rimediare ergo tanto vale accettare di aver fatto cazzate e sperare che loro trovino il modo di rimediare.

Comunque, se c'è qualcosa che cercherei di rifare e se posso dire a qualcuno attenzione! questo sarebbe proprio in merito alla coerenza necessaria per stabilire una regola e poi confermarla tutti i santi giorni senza ricorrere a scorciatoie. Ed è una faccenda scomoda e faticosa perchè le regole vanno spiegate, verificate, reiterate senza fine anche quando non si ha tempo o si è stanchi. Anche quando ad arrangiarsi da sole/i si farebbe prima e meglio.


E stabilire quelle regole che servano a rafforzare l'idea che la famiglia è coesione, presenza e collaborazione di tutti anche quando per fargli svolgere i compiti assegnati devi trasformarti in carabiniere e spendere più tempo ed energia di quanto faresti facendo tu o facendoti aiutare dalla tata, colf o quant'altro.

Per i dettagli realizzativi del mio caso, qualora anche servisse di ispirazione a qualcuno, per il momento passo la mano perchè sono troppo sconfortata per avere un pò di ottimismo. Poi passa, già lo so ...

marzo 09, 2009

Fulmini e saette con la princispessa

La princi vive con noi.

Insomma....

Diciamo che la princi vive dove viviamo noi.

La princi ha 21 anni. Non si lava un panno e non se lo stira, in compenso la poltroncina della sua camera è perennemente carica di un blob informe di panni ammucchiati, accartocciati, intrecciati. Suggerirle di averne una minima di cura e prendersi un vaffa più o meno esplicito è praticamente istantaneo.

La princi ha un moroso e questo fidanzamento ha trascorsi a dir poco burrascosi. Avendo io malauguratamente preso le parti della princi in modo probabilmente un pò troppo deciso, mi sono giocata quel minimo pezzetto di apprezzamento da parte del moroso in questione. Infatti non sono mai stata particolarmente simpatica al nostro che, con la scusa che è timido, non si è mai avvicinato più di tanto alla nostra casa. Adesso poi che mi detesta (mi ha definito spietata) non se ne vedono nemmeno più le tracce. Ovviamente quando noi siamo a casa. Non appena ci allontaniamo, per il we o per una settimana come accaduto di recente, nulla vieta al fanciullo di piazzarsi stabile in questa casa. Gli passa la timidezza evidentemente.

La princi va a scuola ma non è dato sapere di preciso quali e quanti corsi stia frequentando, con che orario o simili quisquilie. Ciò che si sa è che lei esce di casa la mattina entro max le 9 e si arecampa a casa verso fine pomeriggio. Quando non va a danza perchè quando ci va, ovvero 3 volte la settimana, si ritira verso le 21.30. Avere l'improntitudine di chiedere quanti esami ha dato, quanti deve darne e quanti pensa di darne nel prossimo futuro provoca inequivocabilmente reazioni per lo meno di fastidio, se non di insofferenza o di aggressività (insomma, cosa fai, mi controlli adesso? oppure mi stai facendo pesare che mi mantieni all'uni?)

La princi fa danza contemporanea e va in una scuoletta da barrio senza arte nè parte. In questa scuoletta non impara più niente ma siccome è bravina ed ha frequentato una buona scuola nel passato, oggi fa la stella di prima grandezza. Ciò non toglie però che critichi con asprezza la scuoletta e la sua direttrice. Invitandola a cercarsi un'altra scuola o un'altra forma artistica che le consenta di sperimentarsi meglio magari espandendo i suoi orizzonti ... beh il risultato è di nuovo praticamente un vaffa.

La princi ha un telefonino. Anzi ha *il* telefonino perchè ha fatto diventare tutti scemi perchè era l'unica in famiglia a non avere ancora l'Iphone (ma a lei fregava qualcosa dell'Iphone? No, però adesso era rimasta l'unica a non averlo e questo le rugava assai). Avere un telefonino però non significa che se la chiami poi lei risponde. Non significa nemmeno che se non risponde poi ti chiama lei quando vede la chiamata. Semplicemente non si può raggiungere un buon 80% delle volte che provi a chiamarla.

Con la princi è facile andare d'accordo: basta darle sempre ragione, non azzardare ipotesi sulle cause dei suoi malumori, rispondere si a tutte le sue richieste e comprarle capi di abbigliamento di suo gusto, possibilmente estrosi, eleganti e di gusto che la roba dozzinale a noi non ci prende tanto. Mica per niente fa la designer, no? Per contro qualsiasi nota meno che positiva viene presa come un'aggressione ed in quanto tale provoca reazioni aggressive.

La princi ha un rapporto non-existent con il fratello, che vive fuori casa da maggio scorso. Lui le manca da matti ma lei non lo ammetterebbe neanche sotto tortura. A lui non sembra mancare nessuno della nostra famiglia, incluso il cane. Lei si lamenta che lui non la chiama mai. Lui si lamenta che lei non lo chiama mai. Lui va a dormire alle cinque della mattina e si sveglia alle tre non perfettamente in possesso delle sue facoltà. Lei alle otto e mezza è solitamente fuori casa anche se non perfettamente in possesso delle sue facoltà nemanco lei. Una volta lei gli ha telefonato, alle dieci di mattina. Lui l'ha mandata a spigolare e lei si è risentita. Un'altra volta lei gli ha telefonato forse in tarda mattinata o primo pomeriggio, lui era a letto con la morosa ed è stato un pò sbrigativo, non gliel'ha detto però che aveva le mani impegnate. Lei si è offesa e non lo ha mai più chiamato.

Un mesetto scarso fa hanno rubato la *mia* macchina al bartender. Due giorni dopo i carabinieri gliel'hanno ritrovata. Io ne ho parlato per una settimana perchè alla mia macchinuzza ero parecchio affezionata e in entrambi i casi la faccenda mi ha turbato. L'ho scritto o l'ho detto a tutti coloro con cui sono in contatto, incluso questo ombeli-blog e l'ex fidanzato dei miei vent'anni con cui corrispondo via mail grazie a fb.

Stasera arrivo a casa dopo la palestra alle 23 circa. E trovo la princi parecchio scombussolata perchè ha scoperto stasera che la macchina era stata ritrovata. IO NON GLIEL'HO DETTO. ORA, COME MAI IO NON GLIEL'HO DETTO???????????? LEI C'E' RIMASTA PARECCHIO MALE.

Apparentemente alla princi non passa nemmeno per l'anticamera del cervello che qua non è che si pubblica un bollettino che a lei non è stato consegnato. Io mi copro il capo di cenere perchè evidentemente non ho esplicitamente chiamato la princi ovunque questa fosse per dirle dell'avvenuto miracolo. Ma la princi non si copre il capo di cenere per veleggiare in questa casa galleggiando sulle acque senza bagnarsi.

Ne è seguito un vivace scambio di opinioni tra la princi e la sottoscritta che se non mi dò una calmata non mi addormento nemmeno per domattina

Ieri la montagna era così


marzo 06, 2009

Fare andare le cose come vogliamo ...

Cercherò di spiegarmi, anche se non sono mica sicura di riuscirci. Lo spunto me lo dà Cinas con un post in cui in pratica si chiede come viene che oggi i genitori tendono a difendere a spada tratta i propri figli verso la scuola mentre invece ai suoi tempi (ed anche ai miei) succedeva esattamente il contrario. In particolare lui dice:

"...Adesso si sentono di continuo pesantissime valutazioni sugli insegnanti, accuse di incapacità, di malagestione. Genitori incazzatissimi, che disprezzano pesantemente maestri e professori..."

Nello stesso modo qualche giorno fa leggevo un commento da qualche parte in cui una genitora diceva qualcosa del tipo "ma insomma, adesso non si può nemmeno più educare i propri figli come si vuole" riferito ad un'iniziativa non condivisa intrapresa dall'istituzione frequentata dal figliolo.

Ora.

Io credo che educare i propri figli come si vuole significhi, TRA LE ALTRE (TANTE) COSE, scegliere per loro i momenti formativi (scuola e attività varie) che meglio si adattino all'ideologia, senso etico, tenore di vita, valori etc etc etc della propria famiglia, più o meno allargata che si intenda. Cercare di valutare a priori la proposta formativa e/o di intrattenimento e verificare nel quotidiano che quanto proposto sulla carta all'inzio venga rispettato in corso d'opera.

Ma avendo un approccio globale.

Non andando a disquisire tutti i santi giorni e tutti i santi momenti se questo è giusto o quello sbagliato! Perchè ci sarà sempre un particolare su cui non saremo d'accordo. Perchè la vita ci pone continuamente di fronte a questioni non condivisibili e spesso tali ostacoli non sono semplicemente rimovibili, per lo più è necessario imparare a girarci intorno, a venirci a patti e qualche volta a subirli facendo buon viso a cattiva sorte.

A me sembra evidente che se, nella pratica quotidiana, l'istituzione in questione ci presenta frequentemente situazioni che non possiamo condividere allora un problema generale di credibilità/affidabilità si pone senz'altro e sia eventualmente necessario modificare in tutto o in parte la nostra scelta, o rivedere l'importanza dei criteri di scelta in un'ottica di priorità, o quantomeno valutare se nell'insieme il bilanciamento di buono e cattivo ancora regge. Se invece nel suo insieme la validità della nostra scelta è confermata e, più o meno occasionalmente, nascono dei disaccordi allora questi altro non sono se non gli ostacoli di cui parlavo sopra e come tali vanno gestiti.

E invece no. Si va a sindacare ogni parola, ogni scelta, ogni posizione. Continuamente. Se poi le creature nostre non vengono apprezzate per come noi riteniamo dovrebbero essere, apriti cielo!, la colpa è sicuramente di qualcuno. Sembra poi che sfugga il concetto che, oggettivamente, magari non abbiamo i numeri, la preparazione per valutare questo e quello, o che, in relazione per esempio alla scuola, se non facciamo gli insegnanti o gli educatori una ragione ci sarà (ofelè fà el to meste).

E così tiriamo su generazioni di ragazzi che non sanno affrontare gli ostacoli perchè sanno che basta strillare che arriva la cavalleria a prendere le loro difese, ragazzi che non sanno decidere con la loro testa se ciò che accade è davvero un problema oppure no e, peggio del peggio, ragazzi che pensano che le cose debbono andare come da loro desiderato e che non sanno gestire la frustrazione quando questo non accade. Insegnamo ai nostri figli che volere è potere, alla faccia dei vincoli sociali, che pago (le tasse?) e quindi ottengo, che l'autorità non conta niente, nel migliore dei casi vale l'autorevolezza (e va già bene) e che - dulcis in fundo - ognuno può andare in giro a sindacare ogni cosa.

Con queste premesse come ci si può poi stupire assistendo agli svariati fenomeni di abbrutimento sociale che vediamo tutti i giorni? Il popolo del Grande Fratello o di Amici trova solo conferma in tv ma nasce nelle case e nelle famiglie tutti i santi giorni.

Per me resta indispensabile insegnare ai figli che l'Autorità va prima rispettata e poi, eventualmente, contestata; che le ingiustizie accadono, è giusto combatterle, ma si sopravvive; che c'è qualcuno che ne sa più di noi e che se quel qualcuno sta in una posizione istituzionale certamente può anche essere un'idiota ma non possiamo deciderlo solo perchè ci fa comodo.

E che i ragazzi, a scuola, tireranno sempre l'acqua al proprio mulino ma non per questo avranno necessariamente ragione!!!

marzo 05, 2009

Sono stanca morta ...

... ma contenta!!

Ho cucinato tutto il pomeriggio: insalata di arance, bruschette fragole e olive e Apple Bread per antipasto. Pasta con passatina di fave, gamberi e bottarga per primo seguita da polpette di spada con insalata di finocchi, pinoli e rosmarino. Per chiudere soufflè di cioccolato amaro e pere.

Finito adesso di rigovernare, ne valeva la pena però. Bella la tavola con i piatti scompagnati di ceramica vietrese e buona la cena. Ospiti abbastanza gradevoli e soddisfatti. Vino non male ma si poteva fare di più (costava poco però e non era roba da supermercato).

Inutile dire che se non ci fosse il cavoletto porterei i miei ospiti al McDo

marzo 03, 2009

Dunque, si diceva di fotografia ...

E allora mi lancio ... purtroppo delle mie foto posso solo andar fiera dell'inquadratura perchè la tecnica mi passa proprio sulla testa ... sicchè sono foto 'di pancia'. Ciò non toglie che mi piacciano però.


Questa è Jada, la mia canona meravigliosa, stavo provando il mio nuovo obiettivo e le ho scattato alcune foto mentre giocava nella neve. Di quest'immagine mi piace in particolare lo sguardo intento e gli sbaffi di neve

Questo è l'olandesino pattinatore della nostra terrazza. Tanto kitch ma è la marca olandese della casa. Di questa foto mi piace il colore livido, e lo sfondo fuori fuoco. Mi dà esattamente l'idea di quella giornata in cui è nevicato per ore ...

questa foto mi piace anche se avrei voluto essere capace di controllare meglio il controluce. Mi piacerebbe che gli oggetti nella stanza fossero meno neri ...

Questa immagine è perfetta (imho): c'è tutto ciò che amo di questo meraviglioso inverno in montagna
questa mi piace perchè la montagna è magica: sembra quasi che esca dalle nuvole, come se fosse sospesa per aria (non fosse per l'angoletto ma da casa non c'era verso di ottenere le proporzioni e di riempire l'inquadratura come volevo senza inquadrare quel pezzettino. Dovrò ricorrere a fotosciopp)






Mi piacciono le foto in cui solo un particolare è a fuoco


Di questa mi piace l'idea di mare d'inverno, ma un mare amichevole, un pò romantico, senza tristezza
Di questa mi piacciono i colori e le line.

Di fotografi e olive anzi, olio

Ho scoperto recentemente che mi piace fotografare, tantissimo. Purtroppo non so usare la macchinetta e questo mi scoccia assai, debbo assolutamente trovare il tempo per imparare! Le mie foto esprimono sicuramente il mio concetto di bellezza ma anche la volontà di provare a riprodurre il gusto di fotografi più o meno professionisti che ammiro. Una su tutte http://www.sigridverbert.com/ ma anche http://www.davidedutto.it/


Di Davide, per altro, ho visto venerdì scorso ad Eataly la presentazione del libro che ha pubblicato con una piccola e - mi dicono - neonata casa editrice siciliana http://www.cibele.it/


Il libro si chiama Ibleide e, cito dalla presentazione dell'evento nonchè introduzione del libro:


"Davide racconta il cibo e l’epica dell’oliva la tonda Iblea (le cui gesta non potevano essere cantate che in un’opera intitolata Ibleide), e lo racconta con le immagini ... Come ogni epica che si rispetti, Ibleide racconta gesta e storie di uomini."


E' un bellissimo libro fotografico che vorrò comprarmi, non appena un mese un pò meno sfigato di febbraio me lo consentirà. Nell'attesa me lo sfoglio sul sito di Cibele: http://www.cibele.it/?page_id=39 volendo si può pure scaricare il .pdf, cosa che mi riempie di ammirazione per l'intelligenza di un'editoria che non mette sotto chiave i suoi tesori ben sapendo che un file pdf non è la stessa cosa di un bellissimo volume fotografico.


Alla presentazione ha partecipato anche Lorenzo Piccione di Pianogrillo, co-autore del progetto assieme a Davide, un signore siciliano tenerissimo nell'evidente insofferenza per la luce - seppur modesta - dei riflettori. Il signore in questione produce un olio, www.pianogrillo.it, che non ve lo posso raccontare: un'emozione rara, un sentore di pomodoro, di quelli croccanti, piccoli, con la buccia dura, rosso scuro e con le striature scure e verdi vicino al picciolo, quel profumo che quando lo senti la bocca comincia a salivare. Un filo d'olio sul pane, chiudi gli occhi, annusi e di colpo sei da un'altra parte, è estate, hai i piedi scalzi e fai pranzo con una ciotola di pomodori, olio, sale e pane a pucciare .... vabbè, sto trascendendo.

Che poi sono di parte perchè l'olio è un prodotto della terra e della fatica contadina che amo quasi quanto amo il vino e con mamma campana e papà piemontese doc ... vuallà! fatta la fusion.

L'incontro è stato gradevole, anche se in queste situazioni non mi trovo mai benissimo. E' bello poter conoscere e scambiare due parole con persone che segui da tempo attraverso il loro lavoro e spesso anche i loro pensieri (Davide ha un blog ed anche Lorenzo di Pianogrillo scriveva le sue note sul blog del suo sito, poi c'è stato non ricordo bene quale scazzo e non ha scritto più, peccato). Mi sarebbe quindi sembrato assurdo non andare a salutarli anche se nel farlo mi sono sentita parecchio in imbarazzo, soprattutto con Lorenzo che non mi sembrava ne avesse poi tutto questo desiderio. Poi c'era un pò di quest'aria da addetti ai lavori che mi batte così tanto in testa, con 'quelli del giro' che se la tiravano parecchio ... ma che ci vogliamo fare, è sempre così, suppongo stia nella natura umana, o di qualche umano visto che nè Davide nè Monica di Cibele mi hanno fatto la stessa impressione.

Per completezza debbo dire che si trattava di una doppia presentazione, era infatti anche presente Roberta Corradin con Le cuoche che volevo diventare. Ho acquistato il libro e lo sto leggendo, il titolo è molto accattivante e cade proprio a fagiuolo in questo periodo, ma aspetto a parlarne perchè non ho una sensazione particolarmente positiva, nè ce l'ho avuta durante l'incontro, in tutta franchezza.

marzo 01, 2009

Io non capisco .... cosa mi sono persa?

La crisi in tutte le sue quotidiane declinazioni, da quelle più scientifiche dei soloni della finanza a quelle politiche a quelle da bar. La crisi che quotidianamente ci viene illustrata con dovizia di dettagli come se da ieri ad oggi i dati potessero essere differenti. La crisi che si affaccia nella mia giornata di donna banale quando ieri al mercato ascolto brani di conversazione che parlano di cassa fino al 28, di integrazione la cassa, di marzo il ventotto. La crisi nei volti delle persone, negli abbigliamenti improbabili di gente che cerca di essere glamour ed originale nonostante il poco denaro da spendere (e signora mia non fosse che sarebbe una carognata bisognerebbe girar con la macchina fotografica per una versione pulp delle malvestite) ...

Evvabene!! Anzi non va bene ma questo è ciò che passa il convento.

Però poi ...

Ieri non avevo voglia di andare al super che veramente è un'operazione che detesto. Che poi da quando abitiamo qua c'è questo supermercato medio piccolo proprio qua dietro, quattro casse normali più quattro veloci (quelle per i cestelli, sempre chiuse per altro, che le avranno messe a 'ffà? boh ...) e quindi vado sempre lì e se non hanno tutto l'assortimento a cui mi aveva abituato l'iper va bene uguale. Comunque ieri non avevo voglia nemanco di quello. Ho pensato che oggi il superfanta centro commerciale sarebbe stato aperto e mi sono immaginata vado, colpisco e torno, mattino della domenica, me la cavo con poco. Bene, non mi ci sono nemmeno avvicinata: code di vetture infinite, quelli già arrivati parcheggiati pure sulle piante, parcheggio multipiano pieno fin sul tetto: ho fatto inversione ad U e non ci ho nemmeno provato.

Ma mi servivano un par di cosette urgenti quindi ho tentato qualche super che sapevo aperto la domenica e di tentativo in tentativo sono arrivata a quello vicino ad Eataly. All'interno un brulichio di persone da spesa natalizia. Alle casse code immani. Mio scontrino: € 2,28. Tempo impiegato per uscire: mezz'oretta bella e buona.

Visto che ero lì sono andata a comprare il pane, che bisogna riconoscerglielo è davvero strabuono, totale dello scontrino: €9,56, due filoni di pane (€ 3,6/kg) ed un sacchetto di pomodorini (€3,80/Kg). Tempo impiegato per l'operazione: un'oretta bella e buona. Gente dappertutto: nelle corsie, ai banchi d'acquisto, ai ristoranti (e non era ancora mezzogiorno!!). Coda per acquistare il pane. Slalom tra la gente con carrellate piene - da Eataly?????? al motto mangiamo di meno ma mangiamo buono (e spendiamo parecchio)?? - coda infinita alle casse, cassiere stressate ("sembra quasi che la domenica ci siamo solo noi aperti").

Ora io detesto quelli che dicono 'macchè crisi e crisi!! la menano tutti sulla crisi ma poi quando devi andare al ristorante se non prenoti puoi pure morire'. Li detesto, davvero.

Però, porca paletta, tutta 'sta smania di comprare sempre e dovunque, da dove viene? E poi si dice l'Italia a due velocità: quelli che spendono e spandono e quelli che non arrivano a fine mese. Evabbene. Ma la signora in coda dietro a me non era esattamente donna Marella, e nelle file accanto qualche coppia puzzona da zone bene c'era per carità ma c'era pure parecchia gente strazzarola come me. Che poi io c'ero per cui di che mi lamento?

Non mi lamento. E' che non capisco. Davvero. Dove li pigliano i soldi?