febbraio 24, 2010
In nome delle belle ragazze albanesi
Penso alla metafora della rana bollita, quella che dice che se butti una rana in una pentola d'acqua bollente quella schizzerà via ma che se la metti in una pentola e poi accendi sotto il fuoco la rana passerà da una gradevole sensazione di tepore alla bollitura senza rendersene conto.
Ecco, mi sento la rana in via di bollitura. Forse sono già lessa e non me ne sono accorta.
Poi mi arriva l'ennesima catena via mail ed io che normalmente dò un'occhiata e cancello, che mi rifiuto di inoltrare o anche solo prendere seriamente alcunchè, ne vengo catturata e non solo leggo fino in fondo ma decido di darne la più alta visibilità in mio potere.
Non ho mai letto nulla di questa scrittrice, tantomeno questa lettera prima che un'amica me la inviasse. Ma anche se è una bufala, se questa lettera non è mai esistita per davvero, avrei voluto scriverla io parola per parola. Perchè davvero, questo venditore di auto usate, questo imbonitore di popolo, mi fa davvero schifo.
Dalla scrittrice albanese Elvira Dones riceviamo questa lettera aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle "belle ragazze albanesi". Durante il recente incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all'Albania. Poi ha aggiunto: "Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze".
"Egregio Signor Presidente del Consiglio,
le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."
Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. È solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.
Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.
Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. È una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci."
* Elvira Dones, scrittrice-giornalista.
Nata a Durazzo nel 1960, si è laureata in Lettere albanesi e inglesi all'Università di Tirana. Emigrata dal suo Paese prima della caduta del Muro di Berlino, dal 1988 al 2004 ha vissuto e lavorato in Svizzera. Attualmente risiede negli Stati Uniti, dove alla narrativa alterna il lavoro di giornalista e sceneggiatrice.
febbraio 23, 2010
Differenze culturali
Allora, siamo qui in montagna da domenica che gli olandomichetti sono scesi per la ski-week. La sera si cena assieme e domenica sera siamo andati in un locale caratteristico dove ci hanno servito una cena tipica montano-piemontese. Per i non iniziati questo significa cibo da grande dispendio calorico, da sostenere uno spaccalegna, da riscaldare un assiderato.
Nei fatti: mix di antipasti che vanno dal tagliere di salumi, alla lingua salmistrata, ai peperoni con la bagna cauda e un tot di altre cosucce di questo tenore. Il tutto seguito da polenta (ndr una farina bramata macinata a pietra: una consistenza, un profumo da mettersi a piangere per la commozione) con un mix di accompagnamento: cervo al civet, stracotto di manzo, salsiccia in umido, bagnet ross, bagna caoda e fonduta. Vogliamo farci mancare il dolce? certo che no!! pere martin al vino, croccante farcito di crema ai marroni, un dolce alle mele e cannella più le creme di rigore (panna cotta, brulè, bonnet).
Commento: abbiamo mangiato troppo. E vabbè, capita!!
Ieri sera, cena a casa nostra. Non avevo voglia di stare a spignattare quindi ho messo in tavola un tagliere di formaggi vari accompagnati da cugnà (salsa al mosto e mele cotogne) e da marmellata di peperoncino, un tagliere di prosciutto crudo e salame, ed una ciotola di insalata russa. Ho poi preparato, solo per chi la voleva, una pasta (risultata pessima, ahimè, pare incredibile ma ci sono riuscita) . Seguiva un vassoietto con uno stracotto al vino (il pezzo di carne di partenza era di meno di 500gr, per dire) ed un'insalata di pomodori e cipolla di Tropea.
E' stato spazzolato tutto con mucho gusto ed è rimasto giusto qualche avanzetto.
Stasera si ripete che alla tele c'è la 10000mt di pattinaggio da Vancouver e vuoi mai che la perdiamo. Ho previsto un risotto ai carciofi, delle frittatine alle erbe ed un insalata mista.
Quando l'ho detto al batavo lui mi ha guardato con aria accusatoria (ndr. il batavo in queste situazioni di ri-batavizza e tende ad essere un filo molesto) e mi ha detto 'fai poco però che già ieri sera e la sera prima abbiamo mangiato troppo!!'
febbraio 22, 2010
Se ne va
Ha il passaporto in mano ed in questo momento probabilmente sta comprando il biglietto aereo che lo porterà a San Francisco. Dice che parte il 16, poi chissà, ma l'idea è quella.
Perchè San Francisco di tutti i posti sulla faccia della terra? perchè debbo andare via. Perchè in questo paese non ho futuro. Perchè non so più se questo paese mi fa più schifo o più paura. Perchè in questo paese mi fa paura pure che ci restiate voi. Perchè questa melma di berlusconimafiacorruzione la vedo dappertutto, da quello che possiede metà del cielo a quello che possiede tre stupidi locali. Perchè la gente qua non sta bene, non si rende conto del come e del perchè ma sa solo che non sta bene, allora si sbronza e fa cazzate, ingoia la qualunque e poi si prende a coltellate, si fuma l'impossibile e sclera. Perchè la mia generazione si divide tra quelli che i piedi caldi ce li hanno di famiglia e non si sbattono per nulla perchè tanto hanno già il culo al caldo e quelli che non hanno nessun santo in paradiso e non si sbattono perchè tanto non hanno un posto dove andare.
E perchè a San Francisco ci va Pippo e non sarà facile e tu is megl che uan.
Ed io?
Ahem. IO. Boh.
Io penso che San Francisco sta dall'altra parte del mondo e che San Francisco sta in 'Merica dove se va bene va probabilmente meglio che qua ma se va male può andare moooolto peggio.
Io se non faccio attenzione mi metto a piangere adesso e non smetto più. Ma poi mi dico che alla fine San Francisco o Mentone non è che cambia poi molto, sempre da qualche altra parte sarà, sotto un altro sole, sotto un altro cielo, la sua quotidianità sarà fatta di cose che io non conoscerò più, respirerà un'altra aria. Non che adesso ...
Vorrei che non se ne andasse? no, l'ho sempre detto che doveva farlo. Questa vita qui oggi è asfissia, mancanza di progettualità verosimile, pantano. E poi non gli direi resta neanche se pensassi che sta sbagliando, a 25 anni non puoi dirgli cosa deve fare, per 1000 motivi uno migliore dell'altro, non ultimo il fatto che non voglio avere domani un figlio che mi guarda e mi dice che per colpa mia lui/lei non ha fatto X, Y o Z.
E penso che la mia migliore amica ha fatto la stessa cosa nel 1980 a poco più di vent'anni e per la prima volta penso a quella madre e mi chiedo cosa avrà passato. Che allora non c'erano skype e la deregulation aerea, e lei andava a stare nel buco del culo del mondo, e l'unica soluzione che avevano trovato era di spedirsi le musicassette registrate con la loro voce invece delle lettere. Ieri il batavo mi diceva "dai, potrebbe essere peggio, lui intanto vive di notte con il time gap finisce ancora che potrai parlargli più spesso di quanto tu non faccia oggi". Beh ad essere pragmatico il batavo non lo batte nessuno!
E allora? cosa voglio?
Vorrei che non avesse 25 anni e che io non ne avessi 52. Vorrei che la vita si fosse cristallizzata 10 anni fa, che non fosse cambiato nulla e che noi tre si andasse avanti come allora, una terna inscindibile, con me in mezzo che li tenevo per mano e loro ai miei fianchi, sorreggendoci l'un l'altro.
Esattamente l'immagine che ho del funerale del loro papà, quando siamo diventati una terna inscindibile, quando ci siamo presentati direttamente in chiesa perchè io non ho voluto che rimanesse impressa nella loro retina l'immagine della casa dei nonni, la casa delle vacanze, la casa della campagna, del cane e delle corse in libertà, con la bara di papà in mezzo alla stanza. Quando siamo arrivati in un paesello di trecento anime dove tutti ci guardavano per vedere cosa avrebbe fatto la fedifraga, quella che mia suocera chiamava 'c'è una al telefono che ti vuole' quando le chiedevo di passarmi uno dei bambini.
febbraio 21, 2010
Ancora a (stra)parlar di scuola
Siccome queste osservazioni hanno portato ossigeno alle braci mi sono trovata a scrivere un commento chilometrico, cosa che mi dà fastidio tanto quanto non mi riesce di evitare. Ho quindi pensato di spostare le mie osservazioni qui che mi pare più sensato.
Con particolare riferimento quindi al commento de LaProf, ecco, è un pò a questo modo di porsi che mi riferisco perchè per i genitori che non possono, il problema della settimana bianca non esiste e la settimana di vacanze è onestamente una rottura di scatole non indifferente che difficilmente le aziende riconoscono le vacanze di carnevale. In compenso, quelli che possono, dell'affermazione 'che i genitori rinunciano alla settimana bianca e amen, se c'è la scuola' se ne sciacquano .. ed infatti i figli si ammalano in modo strategico o cose così.
Quindi, forse, la condiscendenza del decidere quando e come la settimana di vacanza va fruita magari andrebbe un filo superata.
Per esempio, con un pacchetto di giorni usufruibile in modo individuale posto l'intendimento che l'eventuale programma saltato venisse recuperato a cura della famiglia. Pacchetto ovviamente da dedurre dal totale delle giornate di vacanza e non obbligatorio. Senza nulla togliere, e mi riferisco a MammAm, ad un'articolazione dei periodi di vacanza un poco più rispettosa del fatto che, giustappunto i mesi estivi non servono più per dare una mano nei campi ed ogni onesto lavoratore ha al massimo un 2-3 settimane di vacanza consecutive.
Comunque è evidente che sto sparando nel mucchio perchè non ho certo i titoli per discettare in materia e perchè pure io mi rendo conto del fatto che la faccenda è tutt'altro che semplice. E comunque la nostra scuola mi sembra in tali e cotante ambasce da far sì che le vacanze potrebbero anche non essere un peccato capitale.
Io noto solo che l'istuzione scuola sembra aver perso negli ultimi 15 anni parecchio terreno sotto tutti gli aspetti, ed appositamente non faccio paragoni con la mia esperienza scolastica o quella di alte menti come - chessò - gli Scalfari, Levi, Zagrebelsky (giusto per buttar lì qualche nome) ma mi limito a ricordare cosa voleva dire scuola elementare quando ci sono andati i miei figli e cosa mi sembra sia diventata oggi. Oppure posso pensare alla mia seppur breve esperienza di insegnamento e di come la mia personale curva sia andata dall'innamoramento alla fuga precipitosa (poi vabbè se vogliamo parlare della mia esperienza lo facciamo in un altro post).
Allora mi chiedo (e sottolineo che si tratta di una domanda e non di un'affermazione) se non sia giunta l'ora per gli addetti ai lavori ed in particolare per il personale docente, di sforzarsi di pensare 'out of the box' non solo per trovare i più ingegnosi metodi per sopravvivere a condizioni di lavoro sempre più difficili ma anche per immaginare una scuola diversa ma diversa fin nel DNA.
E con questo non voglio minimamente sostenere che questa scuola positivamente diversa sia quella che sta nella testa di Maria*, posto che in quella testa ci stia qualcosa, claro.
febbraio 19, 2010
post estremamente ombelicocentrico ma dedicato
Ci conosciamo nell'89, io ho 32 anni, sono sposata ed ho due figli di cui una di due anni. Lui è un irregolare genialoide che ha trovato nel suo lavoro una ragion d'essere ed al quale un'organizzazione aziendale illuminata lascia fare quel vuole. Io ringrazio i miei numi che ci separino qualcosa come 1200 Km altrimenti dovrei fare i conti con un paio di scheletri che tengo accuratamente nascosti nell'armadio
Ci incontriamo nuovamene nel '91, la mia situazione non è cambiata di un millimetro (se non per il fatto che siamo tutti di 2 anni più grandi/vecchi). Decido per un one night stand. Mi avessero detto che sarebbe durata per i prossimi 18 anni mi sarei buttata per terra dal ridere.
Dal '91 al '94 viviamo a 1200 km di distanza. Io mi separo nel '92. Se c'è qualcosa che non ho sono i denari, il 15 del mese il mio conto corrente è già in fiamme ed i voli low cost sono ben lungi. Ciò nonostante io riesco a scovare tutte le occasioni possibili ed immaginabili per viaggiare, quasi sempre per lavoro. Quando mi riesce il colpo lo avverto e lui fa carte false per ottenere altrettanto (siamo colleghi). Ci incontriamo in praticamente tutti gli aeroporti europei. Ogni volta ci diciamo che è l'ultima, non abbiamo nessuna visibilità sulla successiva. A ripensarci oggi mi sembra semplicemente impossibile.
Nel '94 lui riesce ad ottenere un trasferimento: sud della Francia. Miglioramento non indifferente ma comunque 4 belle ore di macchina che percorriamo il venerdì sera e poi la domenica o il lunedì, un we a testa.
Dal '99 viviamo insieme (e debbo dire che, dopo più di 10 anni ... le relazioni a distanza mi sembrano una mano santa ;-))) !!).
Sono passati più di 18anni e siamo ancora qua a raccontarlo. Me l'avessero detto quel giorno di settembre del '91 giuro che avrei chiamato la neuro ...
No, la distanza non è un problema insormontabile, sai??? anzi .....
A scuola!! a scuola ???? tzè .. a scuola vacci tu
Io incontro il mio dirigentissimo fratello che tornava da accompagnare a scuola la figliola sua e dell'avvocatissima. Due chiacchiere veloci, cosa fate qesto we siete in montagna? si, dice lui, ANDIAMO SU STASERA.
Come stasera, dico io, e la bambina non va a scuola?
No, dice lui, non ci va. Lo abbiamo anche detto alla maestra che ha storto un pò il naso ma chevvuoifà, non ho potuto prendere ferie durante le vacanze di carnevale e quindi lo faccio adesso. Le maestre non saranno tanto contente ma almeno così noi possiamo farci qualche we lungo tanto la bambina è brava e se lo può permettere.
In effetti non è la prima volta che la coppia più figa del creato si concede un we lungo nella casa ai monti alla faccia del calendario scolastico...
Io trovo che questo bel gesto passa alemono due messaggi alla bambina che trovo uno peggio dell'altro, ovvero:
le regole esistono per gli altri ma non per me o, se preferite, le regole esistono ma se non mi piacciono me ne faccio delle altre
se sei figa ed hai i mezzi puoi pure fregartene delle regole
Complimentoni davvero!
Mi rendo conto però che dal punto di vista dei due figoni la cosa non rappresenti poi tutto questo scandalo: in fondo non fanno niente di male, no? la bambina in effetti è molto avanti, anche perchè molto seguita, e sicuramente ha imparato a leggere e scrivere prima ancora di iniziare la scuola. E, in perfetto stile aziendale da management by objectives, purchè tu centri i tuoi obiettivi puoi scegliere il come ed il quando, no?. In pratica la bambina si prende un giorno di ferie ogni tanto, no?
Che la scuola sia un'istituzione, che l'istituzione abbia le sue regole e che queste vadano rispettate a prescindere, direi che passa abbondantemente in secondo piano. Oltretutto non è nemmeno una trasgressione, perchè non si trasgredisce, non si mette in conto una punizione o conseguenza negativa, semplicemente si decide di fare un'altra cosa. O, meglio, si decide che un'altra cosa, addirittura una cosa ludica, è più importante della scuola e che non c'è autorità che tenga per impedirlo ('le maestre non saranno tanto contente')
Penso altresì a tutti i casi di comportamenti irridenti quando non palesemente ribelli che a scuola si verificano tutti i giorni, che io stessa ho vissuto in prima persona e di cui leggo sui vari blog di insegnanti.
E mi è venuto da pensare che probabilmente questo tipo di fenomeni sono il risultato di uno scontro fondamentale, quello in cui della triade del sapere, saper fare e saper essere, si arriva al massimo alla seconda. Perchè al saper essere ci pensiamo noi nucleo familiare inserito in un determinato contesto sociale ed a te scuola/società non riconosciamo nessun valore aggiunto.
Se poi aggiungiamo che la nostra scuola sempre più sgarrupata non ha mai avuto, nè tantomeno ha oggi, gli strumenti per insegnare un saper fare valido agli occhi di un mercato del lavoro che va sempre più veloce sia nel bene che nel male, arriviamo ad un'istituzione che sta perdendo, se non ha già perso, la sua ragion d'essere più profonda.
A questo punto mi chiedo: ma se questo è un cambiamento epocale nella mentalità delle persone, voglio dire, se io ho anche solo lontamente ragione, la scuola non dovrebbe prenderne atto? e se sì come?
febbraio 17, 2010
Che ci faccio qui?
Allora io ho questo carissimo amico. Una di quelle storie a base di corrente sotterranea che tu sei sposata e lui pure, che la tua vita va a destra e la sua a sinistra, ma che ci si incontra con un moto ondivago, di allontanamenti e riavvicinamenti, di onda di lago o di oceano, di furiose tempeste e sereni tramonti. Il tutto lungo 25 anni.
Poi, dopo una tempesta, un allontanamento lungo qualche anno. Poi un riavvicinamento ma questa volta la vita ha lasciato dei segni e non ci si riconosce più tanto. Oddio, la scorza è sempre quella ma la polpa, sotto, è un pò cambiata. Carriera, posti di comando, hanno trasformato il mio adorato scettico che ironizzava su tutto, se stesso per primo, in uno che si prende più sul serio di quanto gli piaccia ammettere, parecchio tranchant su molte cose e soprattutto, con il piede fermamente piantato in due scarpe: la moglie ormai sdrucita ma con la borsa dell'acqua calda pronta e l'amante fresca e frizzante con la scatola del Viagra nel comodino.
Comunque ci si riprende a frequentare: poco noi due (del resto sono sdrucita anche io ed il feromone della Pfeiffer è in un comodino in un'altra città), sempre di più con i rispettivi partner. La corrente elettrica non c'è più. C'è stima, simpatia e divertimento ma niente scossa. Vabbè, non è che si possa sempre stare con le dita nella presa di corrente, no?
Il guaio è che la signora in questione è un palla infinita. E lui, che preso da solo è comunque gradevole quanto meno in quanto a spirito sagace, in compagnia di topina si trasforma in topino. Intollerabile. Soprattutto sapendo che topina porta a spasso questo palco di corna degno del cervo alfa.
Ma vabbè, in fondo non sono mica fatti miei. E neppure il batavo ed io siamo Pico della Mirandola e mogliera.
Ma stasera abbiamo raggiunto il massimo!
Mi chiama qualche giorno fa per dirmi che topina vuole festeggiare il martedì grasso con noi, andiamo a cena fuori? Massì, dai! purcuàpà alla fine? presa in dosi omeopatiche anche topina se 'ppò 'ffà.
Cena ore otto. Ristorante di pesce. Topino, topina e figlia (32 anni portati come fossero 16, de capa intendo). Gli argomenti di conversazione con topina sono quello che sono, si parla della dieta che stanno facendo, si celebra il fatto che topino è sceso sotto i 100kg, topina invece è intelligente ma non si applica, potrebbe fare di più. Si inizia con una panoramica sulle proprietà nutritive delle cozze che bisogna mangiare in quantità perchè non hanno colesterolo e contengono tanto ferro, poi una disquisizione circa il fatto che il peperoncino possiede fantastiche proprietà nutritive e financo curative mentre il pepe zilch, nisba, niet. Si racconta delle terme solo per arrivare a stabilire che loro no, tutta questa inattività non ce la possono fare (quando da questa parte del tavolo sappiamo benissimo che il massimo della sportività la si raggiunge salendo un piano di scale a piedi e che il time off serale di topina si aggira intorno alle 21:30).
Arrivati alle 10:30 la signora si alza, prende il cappotto suo e della figlia e se ne va adducendo come scusa che l'indomani la figliola dovrà alzarsi presto! e graziosamente lasciandoci a tavola con topino con il quale ci intratteniamo in amabili conversari* ancora per un'oretta.
febbraio 15, 2010
Ombelicocentrica ...
Peposo dell'impruneta
Io che adoro il pepe in tutte le sue varianti (e debbo ancora trovare un pan pepato buono come quello che mangia sette secoli fa a Roma) con questo piatto ci vado a nozze. Rifatto a casa non è venuto esattamente come quello toscano (il fatto è che avevo carne di vitello e di maiale) ma ci si è avvicinato moltissimo. Da rifare.
La letteratura in materia fa derivare questo piatto dagli operai addetti alle fornaci in cui si cuocevano i mattoni destinati alla cupola del Brunelleschi a Firenze. I quali operai si preparavano il pasto mettendo il tegame di terracotta con tutti gli ingredienti nei forni spenti ma ancora caldi e lasciandocelo fino a fine turno.
La moderna cucina molecolare ci dice invece che con cotture lunghe che non superino i 100° il collagene contenuto nella carne si scioglie a tutto vantaggio della salsa (sia in termini di sapore che di consistenza) lasciando la carne morbidissima.
C'è chi dice che in cucina, chiama le cose come ti pare, ma inventare non si inventa più niente ...
In effetti la ricetta è di una semplicità commovente come molte delle ricette contadine e, a mio parere, come la maggior parte dei cibi davvero buoni.
Si mette in un tegame* un kg di manzo tagliato a tocchetti tipo spezzatino (i tocchetti non debbono essere piccolissimi perchè in cottura si ridurranno parecchio), si aggiungono un paio di spicchi di aglio (chi dice in camicia, chi interi, chi tritati; immagino dipenda da quanto amiamo il sapore dell'aglio. Io li ho messi interi e li ho tolti a tre quarti della cottura), un mazzetto di salvia e rosmarino, il pepe**, un cucchiaio di olio ed un litro di chianti. Io non salo mai la carne in cottura, lo faccio solo alla fine ed in genere pochissimo. Si mette a cuocere il tutto a fuoco bassissimo e lo si lascia per diverse ore, fino a quando la carne praticamente si disfa e la salsa si rapprende. In alternativa lo si schiaffa in forno a 100-120° e ce lo si dimentica per un bel quattro se non cinque ore.
*Il tegame. Coccio piuttosto che ghisa con un coperchio che chiuda bene eventualmente sigillato con un foglio di stagnola. Io uso le pentole in ghisa del sig. Ingvar Kamprad che trovo fantastiche per questo tipo di cotture e, per inciso, il ragù alla napoletana viene una meraviglia.
**Il pepe è una faccenda complicata perchè se fate un pò di ricerche in rete troverete di tutto di più: dai 20 grani (per un kg di carne) ai 100gr. Credo che dipenda sostanzialmente dal gusto personale io, che con il pepe ci condirei pure il cappuccino, esagererei tranquillamente, il batavo ci ha trovato un pelo da ridire anche se ha poi detto che, passato il primo momento, andava bene così. Il trucco credo che stia nel metterlo in grani che così resta nella salsa e non rende la carne troppo pepata. Se, come me, comprate i macinini al super (vergogna! vergogna!) scoprirete che sono impossibili da aprire (tranne quelli olandesi per la verità) e vi troverete costrette a metterlo macinato il che vi costringerà ad usare di meno. Mi sa che più che fare qualche prova non si può fare.
Resta parecchio umido e quindi la morte sua è servirlo con qualche fetta di pane toscano affettato sottilissimo e tostato in forno, in alternativa anche una bella polenta potrebbe avere il suo perchè (ancorchè filologicamente poco corretta, immagino).
febbraio 13, 2010
Come un pisello nel baccello ...
febbraio 12, 2010
Anniversario & compleanno
Che oggi non ci sarà a festeggiare perchè lavora, nè ci sarà domenica perchè forse lavorerà. E se non lavorerà avrà una cena. Insomma la nostra priorità in quanto compagni di festeggiamento è un pò bassina ... comprensibile direi.
Però però però ....
che poi sarei io. Allora mi faccio gli auguri. Mi batto una pacca sulla spalla. Mi compiaccio. E' stato un bel viaggio sebbene un tantinello accidentato. I compagni di cordata sono stati bravi e supportivi, la sottoscritta tutto sommato si è divertita, ha imparato un sacco di cose ed altre pensa di doverne ancora imparare. Si è commossa, si è incazzata, si è disperata, si è compiaciuta, si è battuta sulla spalla, si è data della cretina.
Sono stati 25 begli anni che proseguiranno belli arzilli perchè all'alternativa non ci si puà nemmeno pensare.
Se debbo pensare all'emozione più profonda e assoluta del mio scoprirmi madre, rivivo la sensazione di profondo stupore ed orgoglio nel guardare il pupo e pensare "l'ho fatto tutto io, non c'è niente in questo figliolino che non sia il mio sangue, il mio latte, la mia passione" E non mi pareva il vero.
febbraio 11, 2010
E poi dite che non dovrei piangere ...
Insalatona per pranzo, sosta al solicello pomeridiano e pucciatina nella piscina termale (34° l'acqua, mia sorella la trovava un pelino troppo fredda, per me era perfetta) con varie declinazioni del concetto di idromassaggio: sdraiate, sedute, di sotto-sopra-traverso, tumultuosamente bolloso o delicatamente sfrigolante ... insomma fate un pò voi!
Pucciati tu che mi puccio anche io, l'ultima è stata alle 18:30 a tramonto avvenuto e con tutta una serie di giochi di luce sott'acqua di tutto rispetto. Ospiti in piscina: 3, me compresa.
Ritorno in camera, doccia royale, striglio-splamo-trucco-parrucco e profumo e lievi come due farfalle ... cena al ristorante. Per la cronaca la carta prevedeva pure un menù light, spiegato al cameriere cosa doveva farsene, ho proceduto con un bel peposo di manzo che povvederò a rifare quanto prima e che ha dimostrato tutto il suo perchè ... Ovviamente dopo un antipastino a buffet e prima di una gelatina di agrumi su mousse di aleatico che ha sistemato il tutto
Dopo cena chiacchiereccio (come se durante il giorno fossimo state zitte .. sehhh!) in una sala fumo, discreta, elegante e soprattutto PRO-FU-MA-TA dove Thelma si è spicciata le sue sigarettucce ed io ho fatto la claque.
Nanna come rocce fino al giorno dopo che inizia, di rigore, con una colazione dalle due alle tremila calorie o giù di lì. Alle cinque del pomeriggio non avevo ancora fame nonostante la indefessa attività da novella Poppea, tanto per dire .... Mattinata in palestra, poi pucciatina in piscina, poi GROT-TA TER-MA-LE..... diobonino che fi-ga-taaaa
Insomma prendete una lunga grotta sotterranea con tutte le sue concrezioni, stalattiti, stalagmiti e compagnia cantante, non ultimo un delizioso laghetto di acqua calda trasparente ed immobile non fosse per le gocce che continuavano a caderci dentro. Il percorso leggermente in discesa parte dai 24° con tasso di umidità poco più che normale ai 34° dalla stanza più bassa con umidità al 99,8°. Penombra e silenzio, figure infilate in caftani bianchi che si aggirano sussurrando, si trovano una posizione su una delle sdraio e diventano un tutt'uno con la parete rocciosa.
(veramente ieri mattina mia sorella aveva la chiacchierite in virtù di una leggera fame d'aria che la rendeva un pò ansiosa. Continuava a bisbigliarmi qualcosa quando l'immancabile rompicoglioni ci zittisce e mormora qualche contumelia al nostro indirizzo per essere certa che capissimo. Lei tace immediatamente ma il suo corpo si ribella ed il suo intestino comincia ad emettere i borborigmi più rumorosi che io abbia mai sentito. Una specie di gorgo degno di una vasca da bagno intasata che quasi quasi in grotta fa l'eco. Io a momenti schiatto dalle risate ...)
Cinquanta minuti di permanenza sotto terra (mia sorella: "'azz! ma se viene un terremoto?") poi risalita, restituzione del camicione, riappropriazione dell'accappatoio (tenuto in caldo in un armadio riscaldato) e via verso un idromassaggio con getto d'acqua (calda) a due atmosfere che ci ha sciolto anche il più recondito muscoletto che si fosse messo in testa di restare rigido. Non vi dico questo trattamento sulle spalle e sulla spina dorsale: or-gas-mi-co!
Insomma, nuovo rientro in camera con trucco parrucco etc etc e poi in macchina verso Montecatini, struscio con piccolo aperitivo, qualche acquisto e ritorno in albergo per una gradevole cena.
Notte di sonno degna di un pupo
Ieri mattina stessa musica (colazione, palestra e grotta) solo un attimo più stretti i tempi. Purtroppo alle ore 13:30 circa Thelma & Louise si sono rimesse in macchina e, non avendo trovato nè cristiani da uccidere o scopare, nè burroni in cui fiondarsi, se ne sono mestamente ritornate alle rispettive case.
febbraio 08, 2010
blog a bagno
Da domani e per tre giorni, la mia sorella ed io, novelle Thelma & Louise, andiamo a farci qualche bel bagnetto alle terme ...
In caso di urgenza ... cercateci qua:

febbraio 07, 2010
Dice che ...
Dice pure che questi fetentissimi adipociti accumulano il grasso (sì quello lì del culo a mongolfiera etc etc etc ..) e che foss'anche che ti fanno un sopraggittino alle labbra e non mangi più manco l'acqua e dimagrisci alla stra-grande ... ecco i fetenti si svuotano ma non se ne vanno. Stanno lì con le loro boccucce spalancate e non appena il sopraggitto si disfa e tu ricominci a sollevarti quella costolina ecco che quei fetenti si riempiono di nuovo e tu ricominci con la storia della mongolfiera.
Allora, se tu sei come lei, questi adipociti non li sconfiggi a nessun costo. Mangiare? ma de che!! non mangi e non dimagrisci, anzi macari ingrassi pure. Ginnastica?? ma deee cheee!! pure il personaltreiner che costa un botto ma ... zero!!!!
E allora???
febbraio 01, 2010
Sapevate che ....
Quindi niente di impegnativo, giusto un paio di orette per sgranchire le nostre gambe e quelle delle cane.
Che poi l'importanza secondaria di queste camminate sta nel fatto che le cane si sfiancano di corse avanti ed indrè e poi dormono come dei sassi lasciando noi tranquilli e la sottoscritta con la coscienza tranquilla. Vabbè, chiusa parente
Destinazione un'altra valle laterale meno panoramica di questa ma comunque molto affascinante. In realtà non è vero affatto che sia meno panoramica, è solo diversa. Innazitutto è abitata, anche se le vecchie borgate sono quasi tutte diroccate ormai e solo poche case sono state ristrutturate (e non sono belle DI PIUUUUU')
Pare che alla fine dell'800/inizi del '900 in queste borgate si coltivassero le erbe officinali. Adesso sembra che ci sia stata una rivalutazione di questa attività, verosimilmente qualche progetto con fondi comunitari, e vedo che stanno di nuovo coltivando varie erbe anche se poi prevalente resta il genepy.
Altra caratteristica, di cui però non ho trovato particolare documentazione, è la presenza di parecchie cappellette votive. Non tante da fare una via crucis ma comunque assai da costellare i percorsi. Ovviamente ogni borgata ha la sua chiesetta, spesso diroccata. Questa è quella della boragata più alta, a 1900 mt sul percorso che abbiamo fatto sabato
Altre sono state rimesse a nuovo e francamente debbo dire che ... erano meglio prima! Anche se ci si sono messi di impegno, guardate le foto dei dettagli!!
La zona è di confine e la valle conduce in Francia, nel Queyras, il territorio ha una storia singolare perchè è stato parte della cosiddetta Repubblica degli Escarton, ovvero una serie di valli e comuni parte del Delfinato ma che avevano ottenuto particolari libertà economiche, fiscali e politiche in cambio di denaro sonante da un Delfino oppresso dai debiti. Una regione autonoma quindi che mantenne questa autonomia amministrativa nonostante facesse parte prima del Regno di Francia piuttosto che del Ducato di Savoia poi e che alla fine fu divisa salomonicamente tra Francia ed Italia generando una sorta di spaccatura nelle popolazioni che si sentivano comunque parte della stessa 'patria'. Savasandir che la patria in questione non era nè l'una nè l'altra. A queste vicende politiche si intrecciarono anche le vicende religiose che videro protagonisti i valdesi piuttosto che i cattolici ed i giansenisti e nonostante il confine orografico di queste valli presenti vette di tutto rispetto (quale più quale meno stanno tranquillamente attorno ai 3000 mt) i traffici e gli scambi delle popolazioni continuarono senza colpo ferire.
Immagino che tutte queste ragioni abbiano fatto sì che la strada di valle fosse in realtà molto frequentata nonostante l'oggettiva difficoltà di transito e che quindi in questa direzione si giustifichino le cappelle e piloni votivi che in altre valli non sono che molto più sporadici.
Esistono poi favole e storie più o meno misteriose di migrazioni di valdesi piuttosto che lotte sanguinose nelle comunità cattoliche e non, nel villaggio a fondo valle poi esiste questa 'Casa delle Lapidi' di cui si sa poco e niente che ha la singolarità di avere un muro, affacciato a strada quasi come un moderno cartellone pubblicitario, ricoperto di lapidi di arenaria che recano iscrizioni in perfetto francese e decorazioni fantasiose richiamanti motti filosofici o frasi ascetiche. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare le lapidi non sono affatto lapidi mortuarie bensì dei veri e propri poster ante litteram inneggianti alla virtù, alla caducità dei piaceri terreni ed a quanto questi possano recare danno alla salvezza dell'anima.
Ovviamente di questa singolare costruzione, di proprietà del comune da qualche anno e oggetto di diverse vicissitudini per quanto attiene alla proprietà (che tradotto significa che parole tante e fatti zero), sta andando lentamente in rovina. Altrettanto ovviamente le baite intorno, dal ben diverso interesse commerciale, sono state praticamente tutte restaurate con risultati assolutamente invidiabili.
