Obiettivo Trop Model

settembre 17, 2009

Esperienza sconvolgente

Da queste parti c'è un'associazione di persone ipo e non vedenti che da qualche tempo ha iniziato ad organizzare happening al buio. Hanno organizzato installazioni teatrali e/o vere e proprie piece così come cene. L'idea è quella di trasmettere alle persone normodotate alcuni vissuti tipici delle persone non vedenti e lo scopo è quello di condividere una situazione sul loro terreno per meglio comprenderle.

Tempo addietro io avrei voluto andare ad un'installazione teatrale ma poi, mettici qualche rogna dell'ultimo momento che ora non ricordo, mettici un pò di inerzia .. insomma non ci andai. E mi rimase 'sto tarlo nella testa. Oggi mi telefona un'amica e mi propone una cena al buio. Io ci penso un attimo (anche perchè non dovrebbe essere periodo di cene questo, no?) e poi mi dico perchè no? e mi accordo per andare.

Stasera ci troviamo di fronte al posto, incontriamo là una comune amica che ha il marito ipovedente membro dell'associazione e via di chiacchiere e risate.

Intanto l'organizzazione va avanti, i partecipanti alla cena sono riuniti di fronte al locale. Ognuno è venuto perchè legato in qualche modo ad un membro dell'associazione quindi le persone sono tutte divise a gruppi e disposte nei relativi tavoli. Viene chiamato il gruppo 1 e poi il 2 e via andare. Fino al nostro.

Le persone chiamate si riuniscono di fronte alla porta di ingresso, chiusa, quando questa si apre una persona dell'associazione si fa avanti ed accompagna il gruppetto all'interno. Che è buio. Si entra in una specie di vestibolo e la porta si chiude, a questo punto il buio è già più che sufficiente ma un sottilissimo baluginare ancora trapela dall'esterno quindi l'accesso alla sala vera e propria è protetto da una pesante tenda che fa si che il posto sia immerso nell'oscurità più totale.

Io sono lì davanti che rido e scherzo quando la porta si apre per fare entrare il gruppo prima del mio. L'accompagnatrice ha una malformazione agli occhi e non è esattamente un bel vedere, metti questo, metti lo scorcio di vestibolo, metti tutta questa cerimonia per entrare sta di fatto che

di colpo realizzo che io ho una vera e propria fobia del buio.

Io non posso stare al buio per nessuna ragione!!! E mi rendo conto improvvisamente che per quanto io avessi ovviamente compreso razionalmente la faccenda del buio ed i suoi perchè e per come, non l'avevo minimamente presa in considerazione a livello emotivo!!! Per la semplice ragione (credo) che la mia fobia è tale e tanta che non esiste ragione una al mondo per cui io mi possa volontariamente mettere al buio!! Mi rendo conto in quel momento che avevo visualizzato me stessa a questa cena immersa comunque in una specie di vaga penombra.

Vado in panico e comincio a iperventilare, le gambe mi tremano e dico alle mie amiche che non si può fare: non posso entrare. Agitazione generale e loro cercano di convincermi, mi dicono che è un'esperienza fortissima, che forse è giunto il momento di affrontare e distruggere le mie paure, che al buio è tutto diverso, che le relazioni con le persone acquistano una densità che alla luce non hanno etc etc

OK, dico, ci provo ma tu amica P. che sei del giro e che di te mi fido, mi tieni per mano e mi giuri che come vado in panico mi aiuti a precipitarmi fuori. Va bene. E decidiamo che entreremo per ultime e ci fermeremo appena oltre la tenda perchè io possa acclimatarmi sentendola dietro di me. Attendiamo che tutti entrino e nel frattempo una donna entrata poc'anzi esce in preda ad un vero e proprio attacco di ansia. Il che, ammetterete, non aiuta. Insomma, entro anche io, la porta si chiude e siamo al buio. Mi sembra di intravedere un vago baluginio in effetti ma sant'iddio è proprio buio. Mi rincuorano, mi dicono questo e quello. Francamente non me ne frega un tubo, stento a controllare le mie emozioni ma forse ce la faccio.

Poi superiamo la tenda.

E percepisco un ambiente in cui si mangia, fa caldo, c'è umidità e c'è odore di cibo. Un umido, forse uno stufato o uno spezzatino. Una cosa che se ci fosse stata la luce avrei guardato con attenzione per decidere se mangiarlo o meno. Sento le voci delle altre persone. Sento l'odore della sala, un odore che se ci fosse stata la luce avrei guardato in giro per capire se potevo fidarmi a mangiare e toccare o se mi faceva schifo. Sento l'odore delle altre persone, un odore che se ci fosse stata la luce avrei controllato di essere a distanza di sicurezza da questi estranei. Sento il calore e l'umidità io che in questo periodo potrei andare in giro nuda e non avrei freddo, che quando mi vengono le vampate mi sembra di soffocare, che mi ricopro di sudore se solo mi emoziono per una cosa qualsiasi, da un imprevisto qualsiasi al rispondere al telefono ad una risata.

E mi prende un attacco di ansia royal con braccia e gambe tremanti e iperventilazione. Mi scuso e mi precipito fuori, ad un passo dal panico incontrollabile. Cammino spedita nella notte, l'aria fresca mi aiuta a camminare, ansimo e mi chiedo che ne è di quei sacchetti di carta che nei film sembrano essere un toccasana (già, non ho mai capito il perchè). Arrivo finalmente alla vettura, mi siedo e per un pò non riesco a mettere in moto. In qualche modo mi calmo tanto da poter guidare e arrivo a casa.

Lo racconto al batavo, lo telefono alla princi, ho bisogno di buttar fuori. Loro ridacchiano e mi dicono che sono pazza. Direi che non hanno tutti i torti.

A casa faccio cena. No, mi ingozzo. Non riesco a smettere di mangiare e non ho ancora smesso. Fortuna che non tengo mai troppe schifezze in casa ma stai sicura che quelle che c'erano le ho spazzate via tutte. Mando ripetutamente messaggi alle mie amiche scusandomi con loro e con le persone dell'associazione. Mi dispiace moltissimo per loro, per l'implicito insulto che ho loro rivolto.

Ma mi dispiace anche per me perchè avrei davvero voluto riuscire a dominarmi, avrei voluto essere in grado di affrontare questa cosa, di scendere dentro di me e mettere pace con quel demone che mi fa avere tutta questa paura. Sento che non è solo il buio. Sento che c'è altro, vorrei guardarlo negli occhi e vincerlo ma non so da che parte cominciare e questa poteva essere una porta. Credo che l'associazione buio-caldo-umido-cibo sia stata invincibile per me. Vorrei riprovare se ne avrò l'occasione, magari con qualcosa di più facile. Qualcosa che non c'entri con il cibo, qualcosa di più asettico?

Sono passate più di tre ore ma non mi sono ancora calmata. Adesso scrivendo queste righe e battendo furiosamente sui tasti sembra che io stia trovando un qualche sfogo.

Cessù.

Monica, Barbara? mi sa che mi servite voi ....

17 commenti:

Anonimo ha detto...

ci sono, accompagno la grande al pulmino e torno (nei gg passati avevo il ponte radio per inter-det fuoriuso) ..
a tra poco ...

Anonimo ha detto...

del controllo e di altre cose ... (?!!)
premetto che la mostra dialogo nel buio, che a milano l'istituto dei ciechi organizza da anni e da poco ci sono anche cene e caffè, non l'ho mai visitata. anche chi lavora nel settore narra di una esperienza molto potente.

però ho fatto un corso di formazione tiflologica (x ciechi) in cui parte del lavoro lo facevamo bendati, cercando la cecità per sperimentarla, per provare per quel poco che si poteva ad immedesimarsi nella esperienza di chi non vede.
esperienza variamente ripetuta nella formazione psicomotoria, con altre funzioni, con il fine di scoprire il mondo in maniera diversa, con altri sensi e propriocezioni.

devo dire che non so cosa sia la paura, l'ansia e il panico, almeno in questo aspetto dell'esistere.
quello che posso dire che a me intrigava non tanto il buio ma la possibilità di conoscere qualcosa usando tutto il resto del corpo, la temperatura, il frusciare delle stoffe degli abiti dei miei compagni, la sensazione quasi elettrica date dalla vicinanza con un altro corpo che intuisci ma non sei sicura che sia davvero lì.
annusare l'aria, i profumi e l'odore di polvere, il freddo che filtra sotto la porta e costruirmi con tutto ciò una mappa mentale.

ma li c'era un vantaggio che tu non avevi:
quello spazio io lo avevo già conosciuto vedendolo, e farmi una mappa per orientarmi è stato assai più semplice, credo.


peraltro il mio nesso è la ricerca delle mappe mentali in cui orientrami geograficamente esistenzialemnte, da ragazza andavo in centro a milano percorrendone le stradine, tentando di perdermi e poi riorientrami trovando il duomo...
diciamo che questo mi ha forse aiutato, mi ha "esploso" il mondo della gamma di ciò che diventa corposo e corporeo, se la vista si sottrae ...


immagino che il buio assoluto e in-conosciuto sia comunque più difficile da costruire, partendo già dal buio.

ecco però la faccenda delle mappe mentali fatta di odori, sensazioni, ha anche elementi di piacere, un brivido sottile che sta sempre a contatto con la paura, perchè poi davvero non vedi se c'è un ostacolo imprevisto una persona minacciosa.

ecco io con il cibo - forse- non sarei riuscita a cominciare, troppo diffidente per mangiare ciò che non vedo, anche se poi mangio volentieri cibi sconosciuti esotici ma vegetariani (!! e se mi avessero rifilato una bistecca di alligatore, o peggio serpente... bah ..).

la mostra di milano, mi raccontava una collega, era strutturata inizialmente con un accompagnatore non vedente che faceva da guida per tutto il percorso, insegnando e spiegando ciò che sarebbe stato trovato. ma anche così pare che la paura fosse pervasiva e facesse da altro "accompagnatore virtuale".. non so come si svolga oggi

sugli aspetti psi della paura del buio però non so e non dico nulla, credo banalizzerei soltanto ...

per la faccenda pvt invece se vai su wordpress e vai alla pagina del disclaimer trovi la mail...

:-)

strega reticente valverde ha detto...

non so come aiutarti..ma una cosa mi viene da chiederti ,se ti va rispondi se no ci pensi su... a me servì a capire...
Come sei nata? parto naturale?difficoltoso?o altro..come stavi i primi giorni dalla nascita? e durante la gestazione come stava tua mamma?
Insomma ad un lontano corso di training autogeno la psicologa ci spiegò che le paure del buio e gli attacchi di panico potevano avere come origine "anche" un brutta esperienza alla nascita...o nei mesi precedenti....
Un bacione ,val

graz ha detto...

Grazie per i vostri commenti. E' stata davvero un'esperienza devastante anche se è durata ridicolmente poco.

Val, non ho notizie di fatti men che normali prima o dopo la mia nascita. Mamma non c'è più da anni e papà .. inutile chiedere, mi risponderebbe che non ricorda.

Monica, eeeehhh ... il controllo da queste parti è un tema piuttosto consueto ma non per questo meno incasinato. Sicuramente era anche una faccenda di controllo o, meglio detto, perdita del. E ti assicuro non credo minimamente paragonabile a far qualsiasi cosa bendati. Non so se è una faccenda di mappe mentali, non riesco a capirlo. Io mi sono sentita inghiottita da una cosa più grande di me ma che io non potevo definire in nessun modo.

Poi il gioco è diventato duro per via dell'aria umida, calda e odorosa di un odore non completamente grato. Io sono un pò schizzinosa sul cibo, mangio porcate immense purchè non abbiano consistenze troppo umide e molli nel qual caso proprio nun se po' 'ffà.

Comunque l'esperienza sensoriale deprivata della vista era quella che avrei voluto esplorare ma è stato davvero troppo forte. Spero mi ricapiti l'occasione e mi chiedo se ce la potrei mai fare

Maròòò se ci ripenso!!!

(oggi non riesco a smettere di mangiar pane, bianco, pulito, profumato, asciutto e concreto)

Monica ha detto...

mi piace il ritorno al pane cibo bianco e concreto, asciutto.

cibo e buio.

cibo buio e caldo.

magari la cosa da tenere è il ritorno alla concretezza del pane...
magari

ZiaCris ha detto...

Ho letto e sto sudando, mi ha preso l'ansia, mi manca l'aria, ti capisco

graz ha detto...

Monica, pane BIANCO e asciutto.

ZiaCris, ecco, appunto. Una vera tranvata in piena faccia. In teoria adesso dico che vorrei riprovarci ma mi sa che non è proprio vero ...

Mammamsterdam ha detto...

Ma Graz, ti ho messo un commentone mezzo di pancia e mezzo ragionato immediatamente stamattina e mi è scomparso? e se non l'hai letto allora non ti spieghi manco perché Vitto ti ha mandato la mail, porca the palett's.
Mannaggia, e tu che aspettavi sostegno morale. E ora mi tocca pure scappare, ti riscrivo va.

graz ha detto...

Barbara, zero commenti da te. Ho visto la mail però e ti ho risposto. Cmq, oggi sono di nuovo ferma sulle gambe, per cui se non trovi il tempo non importa, vuol dire che i tuoi commenti me li vengo a prendere 'de visu'

Baci /graz

Mammamsterdam ha detto...

Allora, ci rirpovo e sperem.

Secondo me non ti devi vergognare né sentirti sminuita. In un certo senso hai regito esattamente secondo le intenzioni di chi ha pensato questa cosa: confrontarti con una dimensione che da vedente incontri poco e vedere che effetto ti fa. Ecco, adesso lo sai.

Potrebbe essere interessante a questo punto chiederti come mai. Cosa ti sta dicendo questa tua reazione. In parte vedo che nel frattempo l'hai razionalizzata e mi intriga anche il discorso della fame da pane.

allora una volta ad A'dam lessi anni fa una recensione su uno spettacolo altamente personalizzato, nel senso che gli spettatori venivano bendati all'inzio e poi un attore li guidava in un percorso fatto per loro con esperienze sensoriali a tutto tondo. interessante, mi dissi, ma non fa per me.

Poi anni dopo conobbi un ragazzo che ha fattot eatro con noi per un po'e mi ha raccontato che lui è nel team dall'inzio e di cosa si tratta e cosa ha imparato su come reagisce la gente. Insomma, mi ha incuriosito e la prima volta che lo hanno rifatto, in una tenda da circo sull'orlo sfilacciato tra città e acqua, ci sono andata. Ci sono andata con Ruvy, l'altro mio amico/fratello/padre/figlio, che mi rassicurava avere Gilberto tra gli attori, anche se sapevo che non accompagnano mai qualcuno che già conoscono, e Ruvy tra il pubblico.

È stata la cosa più bella della mia vita, incredibile, con questa attrice tedesca che mi ha preso, fatto da mamma, portata fuori con la brezza della sera che ci attraversava e mi ha recitato una specie di ninna nanna di cui non ho capito una parola. Incontrvamo ci agganciavamo e staccavamo da altri sul duro, sul morbido, sullo stabile e l'instabile, ci hanno dato da bere acqua e sciroppo, una caramella, messi seduti e in piedi e a camminare a tentoni. Dopo un 20 minuti lídea è che la prima parte del tuo viaggio accompagnata è finita e adesso sta a te tenere la benda o toglierla, guidare qualcun altro o farti guidare o stare per conto tuo.

Tipicamente Ruvy dopo un po'si è tolto la benda è si è seduto a guardare, a me che questa dimensione degli altri spettatori che ti guardano era sfuggita, è piaciuto di più continuare a camminarmi intorno bendata, ripercorrendo o riconoscendo parti ceh avevo già fatto.

insomma, una figata. poi con Vittorio abbiamo fatto dei workshop di psicomotricità che sono una cosa molto bella e consolante, nche questi te li vivi come vuoi tu.

Scappo poi ti dirò.

amatamari© ha detto...

Uno degli esami che dovevo fare era il Braille ma forse avevo accumulato tanti di quei condizionamenti - la scuola di specializzazione aveva molti docenti non vedenti, io seguivo un alunno non vedente, una mia amica si era sposata con un non vedente, etc. - insomma con la scusa dell'esame da sostenere pensai bene che se dovevo leggere e scrivere in Braille dovevo farlo proprio come i ciechi.
La sofferenza non era mai iniziale, tutti i giorni provavo a potenziare i tempi: mi sedevo con il libro pieno di puntini davanti, mi bendavo ben bene e poi cercavo di concentrarmi unicamente sul dito che scorreva sopra a quella massa indistinta simile ad una grattugia.
Ma inevitabilmente trascorsi i 10/15 minuti mi assaliva se non il panico certamente un crescente stato di disagio che si trasformava poi unicamente nel desiderio di vedere, sempre più forte, il dito non capiva più niente ed io mi arrendevo.
Ma è giusto così: noi non siamo ciechi e una situazione di deprivazione sensoriale può avere dei risvolti anche molto negativi.
E' l'istinto di vita, desiderio di tornare alle funzioni che ci garantiscono la sopravvivenza.
E quindi non preoccuparti, hai reagito con gli strumenti che avevi ad una situazione innaturale.
Io a queste cene non ho mai partecipato e non per questo mi sento in colpa o distante dai problemi delle persone non vedenti: la prossima volta segui il tuo istinto, e scappa prima di andare...
:-)

emily ha detto...

ho letto tutti i commenti e sono d'accordo con mammam forse era proprio quello che cercavano gli organizzatori, sconvolgere chi cieco nn è.
io nn so come mi sarei comportata, nn riesco nemmeno a immaginarla come esperienza

Anonimo ha detto...

il miracolo dei ciechi?
passatemi e perdonatemi un pò di cinismo e una certa aneddotica lavorativa .... una collega che lavorava con non vedenti differenziava i ciechi dalla nascita da chi lo era divenuto, affermando che i ciechi dalla nascita si sentono un pò elitari rispetto agli altri disabili, o ai ciechi che lo diventano.
verità o leggenda, a me sembrava che i ciechi avessero capacità davvero superiori ad orientrasi nel mondo senza vedere, andare sugli sci, vestirsi e condurre una casa, riconoscere il panettierie ma anche il cartolaio, vestirsi con gli abiti tutti giusti e non a rovescio.
Un mondo senza colori e senza forme conosciute. poi ho fatto il corso all'ist ciechi e ho scoperto le strategie per vivere bene in assenza di vista ...
certo non mi figuro come vivrei in un mondo senza vista, certo è disorientante.
pensano allo spettacolo dialogo nel buio, mi raccontano, c'era la volontà di sconvolgere, stupire, lasciare attoniti ... e gente che ne usciva sconvolta...
ora mi chiedo perchè non farlo per i sordi, i paraplegici, e qualche altra disabilità?
che senso c'è nel provare a buttare in faccia ad altri un mondo senza vista...
lo ho premesso non è un post aggraziato .. ma i vari commenti mi hanno fatto vedere questo squarcio ... c'è questo bisogno effettivo?
i vedenti non sanno affrontare le loro asperità ugualmemte?

a questo punto per sconvolta che debba essere voglio esserlo dalla fura del baus....

vabbè scusate, scusa graz se sono stata antipatica, mi vien tanto bene di recente...

extramamma ha detto...

Sei stata coraggiosa a raccontare tutto senza vergognarti (anche se hai messo la vergogna nei tag) volevo scrivere dell'istituto ciechi di MIlano ma l'ha già scritto Pontitibetani. Io non ho mai provato ma vorrei farlo, anzi ora ceecherò di provare. Comunque controlalre le nostre paure è difficilissimo, io ho il terrore della tangenziale se guido io e può far ridere...mi dispiace che ti sia ingozzata, ma avevi bisogno di sfogarti e poi chissà quante calorie anche al buio!

emily ha detto...

brava ponti, in sintesi è quello che penso anche io ma sono sicura che nn mi sarei fatta capire....Graz che fine hai fatto? tutti questi giorni senza di te è strano!

MNG ha detto...

una sera in montagna volevo andare a vedere le stelle senza la luce dei lampioni del paese. mi son detta "prendo il sentiero che attraversa il bosco e mi fermo alla prima radura, chissà che bello!".
ci credi che non ci sono riuscita? anche se facciamo quella strada tutti i giorni, se la conosco a memoria, se ero sicura di non incontrare gli assassini di Pinocchio... ad entrare nel buio non ce l'ho fatta.
ho visto su torino7 la segnalazione di queste cene al buio, ma non mi ero resa conto che potessero essere così sconvolgenti.
a presto...

graz ha detto...

MAQ, ci credo!! eccome se ci credo!! io non attraverso al buio il prato dietro casa dei miei suoceri. Sono "solo" trent'anni che lo frequento e da qualche anno è pure tutto cintato.

Guarda, non è niente di razionalizzabile nè, nel mio caso, di controllabile. Come spiego nel post successivo mi sento scema solo all'idea di non aver realizzato che davvero sto messa così, come cavolo ho potuto pensare di entrare in quel posto??? boh.

Però un'esperienza un pò meno radicale mi piacerebbe farla, magari senza elementi legati al cibo. Se organizzeranno di nuovo una mostra magari ci riprovo ...