Un post di Extramamma ha suscitato un minimo di dibattito da lei. Il tema era quello della mole eccessiva di compiti che sembra vengano oggi assegnati a scuola ed il fatto che altrettanto spesso i genitori aiutano i figli svolgendoli al posto loro.
Io ho chiesto la ragione per questo approccio, assolutamente non per essere polemica - non ne avrei ragione visto che frequentemente ne condivido le opinioni - ma proprio per capire. In effetti molte mamme di mia conoscenza hanno 'sta croce dei compiti da fare assieme ai propri figli, non ultima mia sorella che, non fosse che i programmi scolastici sempre quelli sono, sarebbe ormai laureata.
Io invece mai. Intendo dire che non ho mai fatto nulla al posto ma nemmeno con i miei figli.
La ragione principale era che lavoravo fuori casa un casino di ore al giorno ed avevo come time limit ineluttabile delle giornate le nove e mezza: nove a letto lavati, puliti ed impigiamati, lettura per mezz'ora, nove e mezza sotto coperta e si dorme; vabbè qualche volta (frequente) la lettura ci pigliava la mano ed andavamo un pò oltre ma assolutamente mai oltre le dieci e sicuramente non per i compiti.
Il messaggio nei confronti dei ragazzi era che io sarei sempre stata disponibile per aiutare a capire qualcosa, cercando magari di cavarci qualcosa insieme ove io non ne sapessi niente (frequente occorrenza soprattutto più avanti) e poi disponibilità assoluta per interrogare e ripassare. Tendevo anche a non correggere nulla di ciò che facevano, pensando sarebbe stato meglio lasciarlo fare alla maestra/profe.
Anche ai colloqui con i professori sono sempre andata poco con l'accordo che mi sarei presentata qualora ce ne fosse stata l'esigenza: un problema/disagio/necessità di verifica da parte dei ragazzi (ed è successo più di una volta) tanto quanto analoghe situazioni da parte degli insegnanti. L'idea di fondo era che, in assenza di problemi, come andavano a scuola me lo dicevano i loro voti e non c'era bisogno di andare a fare la via crucis dai vari professori per farmi dire le stesse cose che già sapevo. Il presupposto dietro a questa impostazione era che la scuola è il loro primo spazio di autonomia e debbono imparare a gestirselo. E' uno spazio relativamente autonomo nel quale possono entrare alla bisogna i genitori ma la bisogna non dev'essere decisa e gestita da papà e mammà bensì da figli-studenti e relativi profe. Il tutto ovviamente cum grano salis che accà nisciuno è fesso e questo approccio non deve giustificare il fancazzismo o non deve generare l'idea che mammà se ne frega.
Debbo dire che quest'ultima parte ha sempre suscitato ampie rimostranze da parte dei professori ma su questo dovrei scrivere un inciso che sarebbe un post a parte ...
Insomma tornando a noi, il messaggio era "io ci sono ma tu sei in prima linea, batti un colpo quando ti servo".
Ha funzionato????? Ehm .... insomma.
Ne sono ancora convinta???? Assolutamente si.
Lo rifarei ??? Assolutamente si, magari con qualche correzione.
Caso 1: figlio ribelle, genialoide e trasgressivo da sempre. Elementari: vento in poppa, mai perso un minuto a studiare, risultati scolastici eccellenti. Medie: risultati tra il distinto e l'ottimo, zero tempo a studiare. Liceo: la tragedia, zero tempo a studiare. Cos'è successo? Probabilmente non ha mai imparato metodo ed applicazione nelle scuole precedenti. Avrei dovuto insegnarglielo io? Forse, non so. Lasciato troppo solo? Immagino di sì, io tornavo a casa mai prima delle sette, spesso più tardi. Cosa correggerei tornassi indietro oggi? Parecchie cose, sarei più autoritaria tanto per iniziare, non lascerei passare il fumo (che al tempo non era proprio tollerato ma neanche perseguito attivamente) e gli imporrei di fare dello sport, piaccia o no. Oggi credo serva ad organizzare la propria giornata attorno ad un impegno fisso, ad avere degli obiettivi, idealmente delle passioni. Tutte cose che il nostro non ha avuto. Poi non sarebbe male essere stata più presente ma, che lo dico affare? la pagnotta a casa qualcuno la doveva portare e quel qualcuno ero io. Punto. Discussione chiusa. Oggi fa il barman, vive da solo, ne ha combinate e ne combina più di bertoldo in francia ed io non mi preoccupo solo perchè ho deciso di non preoccuparmi che diversamente il nostro di materiale per me ne darebbe in abbondanza ....
Caso 2: figlia meno brillante ma più diligente e determinata. Elementari, medie e liceo con risultati non brillantissimi ma sempre più che accettabili, studio non eccessivo ma comunque corretto, dalla quinta elementare in poi acrobazie notevoli per conciliare scuola e danza (in tutte le varianti possibili). Richieste di aiuto modeste, qualche richiesta di intervento nei rapporti con la scuola o con qualche docente in particolare, parecchie richieste per interrogazioni, ripassi, etc. Abitudine che dura ancora oggi (l'ultima? dieci giorni fa, Storia del Design, 'abbiamo' preso 29). Oggi studia, in ritardo di un anno sulla laurea breve. La giustificazione ufficiale è che il numero di studenti che si laurea entro il terzo anno nella sua facoltà è minimo, tanto da giustificare perplessità ed interrogativi anche nella direzione di facoltà/corso di laurea. Io penso però che lei abbia ecceduto in puntiglio nei primi due anni, 'perdendo' così una mole di tempo, che non sia stata in grado di destreggiarsi con un minimo di furbizia, dando pesi e misure differenti per slalomare tra i numerosi esami.
Ergo resto convinta della necessità che la scuola rappresenti una palestra di vita, la prima distaccata dalla famiglia ma senza per questo implicare abbandono. Con due risultati così diversi però, fatto salvo l'ovvia differenza di carattere, mi chiedo quale potrebbe essere l'elemento di mediazione con una situazione di supporto genitoriale tale da sostituirsi addirittura nello svolgimento dei compiti.
Come faranno i ragazzi ad imparare che una regola la si rispetta prima e la si combatte poi ma non la si aggira con furbizia? Oppure ad imparare che si possono anche prendere posizioni che ci rendono impopolari nel gruppo?
Chiaramente gli effetti dell'ansia da prestazione della figlia sono quelli che sembrano aver giustificato la decisione di Extramamma ed io la capisco molto bene.
Di malattia e di ampiezza di sguardi.
3 mesi fa
5 commenti:
anche a casa mia, a letto alle 21 e luci spente alla mezza. io ci sono se vuoi ripetere per l'interrogazione, la verifica, se non hai capito qualcosa. ma, se ti chiedo: "hai fatto i compiti?", e mi rispondi: "sì!", per me, è sufficiente.
sono state le stesse maestre a darci queste direttive e, devo dire, le trovo ottime. anche da noi ci sono mamme che "studiano" coi figli.
il mio, fino ad ora, ha avuto pagelle ottime (l'estate scorsa, la migliore della scuola) e si gestisce con gli sport (due), il catechismo e il fatto di uscire da scuola alle 15.30 con compiti da fare.
i miei genitori, con me, erano così...
non so, magari me ne pentirò, ma, al momento, la penso esattamente come te!!
Uguale. Concordo su tutto. Sull'autonomia di gestione della scuola, appropriata all'età, che adesso ovvisamente gli sto dietro in un modo e penso più in là mi toccherà fare in un altro.
Quello che mi viene da dire, invece, ma lo dico da esterna non essendo dentro l'attuale struttura scolastica italiana: ma tutti questi compiti? I miei in fondo escono da scuola alle 14:30, un'ora di pausa pranzo che se non conta fa le 13:30, meszz'ora di attività fisica fuori (gioco libero o ginnastica) fissa. Non mi sembra insomma passino molte più ore a scuola, ma qui i compiti cominciano a darteli a 12 anni, quando passi alle superiori.
Oggigiorno, con la maggior parte dei genitori che lavorano, con le attività extrascolastiche che hanno i bambini (e seguire con passione uno sport o altra attività mi sembra pure una cosa tanto formativa), ma sto cumulo di compiti del cavolo, cosa i danno a fare a dei bambini piccoli? e soprattutto, cosa imparano, visto come va a finire?)
Beh, mi conforta vedere che non sono sola, alle volte mi faccio i sensi di colpa retroattivi ...
Per quanto riguarda la scuola oggi francamente io non so che dire. Leggo di quelle cose che non stanno da nessuna parte e, soprattutto, sembrano non avere relazione alcuna con la nostra esperienza di 10-15 anni fa. La scuola elementare come fatta da entrambi i miei figli era davvero bella e motivante, non ho mai assistito a scadimenti di qualità e di partecipazione da parte delle insegnanti come ne ho letto in vari mommyblog. La scuola media, ahinoi, un pò peggio che quella è rimasta a quando ero piccola io.
Recentemente ho lavorato per quattro anni in scuole statali professionali e mi sono detta che se certi fenomeni arrivano in IV-V superiore allora la scuola non dev'essere davvero più quella che ricordo io.
Per non citare ovviamente di tutto quanto si legge a fasi alterne sulla stampa.
Non vorrei credere a ciò che spesso leggo, mi fa davvero una tristezza enorme.
io ho dato una mano a finire compiti molesti nei primissimi anni di elementari della mia tribù e anch'io sono convinta di aver fatto bene.
quando il compito è finito e resta solo da colorare una fotocopia, non è meglio andare a giocare? quando si torna già da scuola alle cinque e c'è da riscrivere due pagine di "h" (-Io le avevo fatte, ma la maestra ha detto che non andavano bene e me le ha cancellate tutte-), che senso ha dire 'sbrigatela da sola'?
è vero che in questo modo si introduce nel sistema una blanda illegalità (e che spesso le maestre in questione si insospettiscono, complicando le cose), ma machiavellicamente il fine giustifica e secondo me il fine delle elementari è di insegnare a leggere, scrivere, contare e non odiare la scuola.
MAQ, in parte sono d'accordo, soprattutto sul 'non odiare la scuola' e certe cose che mi raccontano penso possaro proprio far odiare la scuola.
Però ... coccoliamo troppo questi nostri pupi, ci mettiamo troppo nei loro panni, proiettiamo troppo le nostre ansie e paure su di loro, insomma come fanno questi poveretti a tirar fuori la grinta se noi passiamo il tempo a spianar loro la strada???
(Boh, strale lanciato nel mucchio, non certo riferito a te, eh???!!)
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