Sto leggendo la biografia di Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso. Ecco, quando ho letto questo mi è venuto un brivido
"Il 2 settembre 1939 ... Si consumavano i soliti giorni quando la Germania si spartì con i russi la Polonia. ... E' vero, si sarebbe dovuto scendere in piazza, gridare, rischiare: allora, anzi prima, quanto prima? ... Erano convulsioni del mondo, noi ci scavavamo una tana e tiravamo avanti. ...
Sono i grigi che fanno un paese, chi non conta tace, subisce, o anche applaude ma aspetta che passi.
Si avvezza a credere che passerà, che stia passando. Bisogna che abbia l'acqua alla gola per ammettere l'irreparabile. Così accadono le enormità. ..."
Ed anche questo mi sembra calzante
(dopo lo sbarco degli americani, la Rossanda è a Venezia) "... Che era stato? E noi che cosa eravamo stati? Che cosa avevamo capito, che cosa avevamo permesso? Io non ricordo un tacere per terrore, nessuno attorno a me era stato bastonato, negli anni trenta era finito, non c'era stato chiasso neanche sugli ultimi processi. Ricordo che al silenzio parevamo abituati. ... Dunque si sarebbe potuto impedire? Si sarebbe dovuto. Non sapevo, non mi hanno detto. Ma ho chiesto?"
Poi ho letto il post di Cinas, che mi ha dato il colpo finale.
Di malattia e di ampiezza di sguardi.
3 mesi fa
1 commento:
ho amato quel libro. perchè è uno stimolo a far funzionare il cervello, se non altro.
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