" ... sapendo di truffare, lo capite che fate un patto col diavolo? lo capite che vi vendete dignità e rispetto per voi stessi? ..."
e concludeva dicendo
"... C'è sempre un'alternativa senza scendere a patti con la propria coscienza....almeno lo spero..."
Io, in un commento, ho risposto che dignità e rispetto per sè stessi mi sembra abbiano preso una certa deriva ed avevo in mente parecchi, troppi casi di giovanotti e giovanotte che nulla pensano di male di (quasi) qualsiasi mezzuccio che consenta loro di omologarsi all'immagine dei vincenti così come questa viene propinata insistentemente ovunque giri gli occhi.
Dopodichè però ci ho ripensato e, sarà che ieri era un bad hair day o sarà che la preoccupazione per il bartender fa capolino quando meno me lo aspetto, ho ripensato al colloquio di mia figlia di quanlche giorno fa, così come alle condizioni di lavoro di mio figlio che sono quanto di più truffaldino uno possa immaginare e che peraltro sono ineluttabili e soprattutto estremamente comuni in quell'ambiente.
Poi ho pensato a quanto ho visto in quattro anni di formazione per il contratto di apprendistato. Oppure a quanto vedo mettere in atto da persone che viaggiano infiocchettati di tutti i meglio status symbol ma poi sfruttano il lavoro di badanti, personale domestico, giardinieri etc etc etc con stipendi da fame e orari di lavoro da schiavitù.
E mi è venuto da chiedere
ma precisamente in tutto questo la dignità ed il rispetto verso sè stessi questi ragazzi dove dovrebbero trovarlo?
che fiducia possono avere nel sistema? nel futuro?
che fiducia possono avere nel sistema? nel futuro?
Ed a latere di quanto sopra mi è sovvenuta un'altra riflessione che prontamente vado a rifilare ...
Io non posso parlare con cognizione di causa di una classe imprenditoriale che non conosco dall'interno e che vedo quasi solo dalla prospettiva del dipendente e so che oggi la crisi sta mettendo a dura prova strutture aziendali che non se lo meritavano affatto.
Però sono quei trent'anni che lavoro ed un minimo di esperienza del mercato del lavoro me la sono pure fatta e so anche, e credo che sia difficilmente smentibile, che la nostra classe di impenditori fai da te, con boite medio piccole, troppo spesso la responsabilità sociale non sa nemmeno cosa voglia dire ed interpreta l'azienda come un sistema da sfruttare per vivere nell'agio. E ritiene che il proprio agio economico sia un dono inalienabile e non condivisibile con quelli che contribuiscono a crearlo questo benessere. Tranne poi lamentarsi che non c'è più voglia di lavorare, che la gente pretende le ferie pagate e la malattia etc etc etc.
Ho lavorato per un periodo per l'associazione dei piccoli imprenditori, svolgendo un lavoro di indagine che mi ha portato ad intervistare circa 1000 associati. Stiamo parlando prevalentemente di indotto metalmeccanico e qua da noi la crisi è un cavallo di battaglia ormai da anni per giustificare tutto ed il contrario di tutto.
Ho visto imprenditori che di fatto sono diventati tali solo perchè negli anni di vacche grasse c'era più lavoro che possibilità di farlo. Si sono messi in proprio ed hanno lavorato a testa bassa anno dopo anno, senza guardarsi intorno. Quando l'hanno finalmente fatto si sono accorti che il mondo intorno era cambiato e non hanno saputo più muoversi.
Ne ho visti altri macchinone&orpelli muniti lamentarsi perchè i dipendenti volevano le ferie. Altri ancora affrontare lo scontro con le maestranze nei termini di 'ora vediamo chi ce l'ha più duro'.
Ne ho visti pochi in grado di pianificare il futuro a medio termine, pochi in grado di parlare un'altra lingua, pochi in grado di orientarsi sul mercato estero, pochi in grado di pensare out of the box, pochi ad interpretare il rapporto con i propri dipendenti come una collaborazione e non un braccio di ferro.
Ora, probabilmente io sono naif ed ancora più probabilmente dovrei stare zitta, ma credo che l'imprenditore che dà vita ad un'azienda sana e profittevole lo faccia perchè ha delle caratteristiche e competenze speciali e per questo ne goda giustamente i frutti in termini di benefici economici. E queste doti speciali possono essere frutto di preparazione scolastica, esperienza e doti personali quali la determinazione, la costanza, l'intuito commerciale, l'intelligenza economica etc etc etc
Chi non fa la stessa cosa è perchè queste caratteristiche e competenze speciali non le ha e pertanto sa che dovrà accontentarsi di una vita più modesta (che tanto se non lo sa sarà la realtà a ricordarglielo) .
Ma proprio perchè questa differenza esiste non credo che si possa pretendere che questi ultimi nello svolgimento del proprio lavoro si assimilino ai primi. Se una persona non ha l'interesse e la determinazione per essere un leader deve essere libero di essere un gregario e pertanto di rivolgere la propria attenzione dove meglio gli pare, per esempio pretendendo le ferie che, vale la pena ricordarlo, non sono un regalo ma parte del pacchetto retributivo.
E invece troppo spesso ci si lamenta che la gente 'non ha più voglia di lavorare' e che quando si cercano badanti, giardinieri, camerieri e pizzaioli si trovino solo più persone straniere .... luogo comune quanto dire che la crisi non c'è perchè due domeniche fa in liguria c'erano 25Km di coda (dove? non lo so)
1 commento:
condivido tutto quello che hai scritto. nelle tue parole hai descritto magnificamente la "razza" dimimprenditori ch ehanno fatto il tesuto industriale delle mie zone.
cambiali, tanto lavoro, testa bassa e sotto, l'importante è produrre che c'è più richiesta che offerta.
per queste perosne la crisi è come una guerra: li sta spazzando via, xkè nn basta abbassar i costi, c'è sempre un cinese che le fa pagare di meno.
speriamo che questa crisi lasci in campo solo chi ha davvero considerazione dell'azienda come bene comune.
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